La Corte penale riceve i "pacifisti" anti-Israele

Nuove ombre sull'imparzialità del tribunale dell'Aia, già contestato per i mandati di arresto contro Netanyahu e leader di Hamas

La Corte penale riceve i "pacifisti" anti-Israele
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La Corte penale internazionale è un giudice imparziale? La questione era già sul tavolo e a maggior ragione si pone ora: i «vertici» della Cpi hanno infatti incontrato una delegazione di organizzazioni pacifiste o filo-palestinesi, e di deputati italiani di sinistra, alcuni marcatamente su posizioni ostili a Israele.

Nata con la Conferenza di Roma del ’98, la Cpi che ha sede all’Aia è un tribunale internazionale che giudica su crimini di guerra, contro l’umanità e il genocidio. Al suo statuto aderiscono 124 Paesi, ma fra questi non figurano Usa e Israele. Della Corte, primo tentativo di un istituire un giudice penale permanente sovranazionale, si è molto parlato un mese fa quando - su richiesta del procuratore capo Karim Khan - ha spiccato dei mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e per il suo ormai ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, nonché per il capo militare di Hamas, Mohammed Deif. Questa plateale equiparazione, unita al profilo dei procuratori, ha fatto vacillare non poco l’immagine di terzietà di questo giudice. E ora arriva la «serie di incontri intensi», di cui alcuni giorni fa hanno dato notizia le stesse sigle partecipanti.

C’erano l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale e Arci nazionale. Si vedono ritratti in foto i deputati di Pd e Avs come Brando Benifei, Sandro Ruotolo e Arturo Scotto. E hanno partecipato anche deputati dei 5 Stelle come Stefania Ascari, che legittimamente coltiva sulla vicenda mediorientale una posizione unilaterale, tanto da partecipare nel 2023 a Malmö alla Conferenza europea dei palestinesi, un evento che suscitò grande inquietudine e polemiche in Svezia, ma fu salutato con soddisfazione da «Quds News Network». «Il Movimento 5 Stelle è da sempre solidale con le legittime aspirazioni del popolo palestinese e con il principio “Due popoli due Stati”» disse Ascari, confermando «la condanna all’attentato terroristico di Hamas», «inappellabile e determinata».

Soprattutto ha partecipato al vertice dell’Aia Assopace palestina, una sigla che è pienamente in linea con la tradizione del «pacifismo» di sinistra e si può tranquillamente definire come un’organizzazione anti-Occidente e anti-Israele: se mai ci fossero dubbi in proposito, basta verificare che si batte per il boicottaggio dello Stato ebraico e che è presieduta da Luisa Morgantini, per un decennio eurodeputata di Rifondazione comunista (è stata anche vicepresidente del Parlamento europeo) e dirigente massima del Prc bertinottiano in fatto di politica estera.

Cittadina onoraria di Ramallah, Morgantini è artefice di una lettura ideologica in chiave di «imperialismo» e «colonialismo», che attribuisce ogni responsabilità del conflitto a Israele (e agli Usa, e all’Europa). A suo avviso «un piano coloniale» è «in atto da più di cento anni», un «genocidio» è in corso e i fanatici sono i coloni. Il «piano strategico di Israele» consiste nel «prendersi la terra altrui», e sarebbe «intimamente connesso alla politica dell’Occidente». Il terrorismo, le guerre, l’ostilità arabo-palestinese, in questa lettura, semplicemente non esistono. «Io non sono amica dello Stato d’Israele - ha detto nell’ottobre 2023 all’Unità - è uno Stato che pratica l’apartheid e commette ogni giorno crimini e per questo dovrebbe risponderne alla Corte Penale Internazionale, ma sono molto amica di israeliani che hanno a cuore la giustizia».

Questa la piattaforma di una delle leader del movimento pro Pal. E suona ancor più paradossale l’appello che i partecipanti italiani hanno lanciato dopo l’incontro, riaffermando «con forza» «che la giustizia deve rimanere imparziale e universale».

«Nessuno può essere al di sopra della legge, indipendentemente da etnia o religione» hanno detto, esprimendo «grave preoccupazione» per «le recenti dichiarazioni di alcune figure istituzionali italiane, tra cui il presidente del Senato Ignazio La Russa e il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini». «La società civile - dicono - ha il compito cruciale di contrastare ogni tentativo di delegittimazione e di proteggere questa istituzione».

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