Un faccia a faccia che Zelensky aspettava da tempo, un incontro per portare al Papa le sofferenze del suo popolo e provare, tra le altre cose, a convincere personalmente Francesco a sostenere la sua linea e il suo piano. Anche il Pontefice sperava di incontrare presto e di persona il presidente dell'Ucraina: da un lato per manifestargli la vicinanza della Chiesa, con un «abbraccio» da portare alla sua gente, ma dall'altro per provare a fare qualche passo in avanti riguardo all'ormai nota «missione di pace» a cui Francesco aveva accennato sul volo papale, parlando con i giornalisti di ritorno da Budapest. All'indomani del suo annuncio a sorpresa, sia Mosca sia Kiev avevano negato di essere a conoscenza di un piano di pace del Vaticano, ma in realtà la macchina diplomatica di Santa Marta, con il sostegno e l'azione della Segreteria di Stato, era al lavoro da tempo (lo ha confermato anche il capo della diplomazia della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin) e l'incontro di ieri è l'ennesima conferma che le cose stanno andando avanti. O almeno il Vaticano ci sta provando. Francesco incontra Kiev per insistere sulla strada della mediazione, per spronare Zelensky, fermo sulle sue posizioni, a trovare una «via alternativa» e sedersi al tavolo con la Russia. Ma le resistenze del presidente, che, pur ringraziando Sua Santità dice di non aver bisogno di mediatori, «perché con Mosca non si può trattare. Putin uccide, con lui non parlo», trasformano quella strada verso la pace in un sentiero minato che difficilmente potrà portare da qualche parte. Anche per questo motivo il Papa, oggi più che mai, spera di raggiungere Mosca, tenendo aperto un delicato canale di comunicazione attraverso l'ambasciata russa presso la Santa Sede e attraverso i contatti diretti tra la Segreteria di Stato e il ministro Lavrov. La missione, infatti, non può fermarsi soltanto a un faccia a faccia con il presidente ucraino: l'altro obiettivo della diplomazia vaticana, oltre alle ben più delicate questioni umanitarie, è riuscire a realizzare un incontro tra Francesco e Putin che potrà avvenire, secondo diversi alti prelati vicini al Pontefice, soltanto dopo che il Papa avrà riabbracciato Kirill, in Terra Santa. L'incontro era previsto alcuni mesi fa e poi, come ha fatto sapere il patriarcato russo, è stato rinviato su richiesta della Santa Sede. I contatti, anche in questo caso, sono tenuti personalmente da Bergoglio che soltanto qualche giorno fa ha avuto un breve incontro in piazza San Pietro con il metropolita Antonij, braccio destro del patriarca ortodosso russo. Il sogno di Francesco è chiaro a tanti all'interno delle sacre stanze: vedere Zelensky e Putin seduti a un tavolo e siglare un trattato di pace o a stringersi la mano, magari su territorio vaticano, l'unico Stato a non avere interessi economici o strategici nell'area, al contrario di altre potenze come la Cina. L'unico vero interesse di Francesco è di tipo «umano», che non ci siano altre vittime e soprattutto che quella parte di mondo possa vivere in pace. Una pace da raggiungere ad ogni costo, ha detto. L'incontro di ieri con Zelensky è dunque un passaggio fondamentale di questa «missione», che per il Papa non è di certo semplice: se da un lato, infatti, Putin non risponde alle richieste di incontro di Francesco, dall'altro il presidente ucraino, come ha confermato anche con un tweet, chiede che il Pontefice abbracci totalmente il suo piano di pace in dieci punti già presentato al presidente americano Biden e al contempo condanni «i crimini» della Russia.
Cosa, quest'ultima, che Francesco in realtà ha già fatto. Ma a quanto pare non è servito: le distanze anche con Kiev per il momento rimangono, soprattutto dopo il «no, grazie» di Zelensky a una possibile mediazione di Papa Francesco per ritrovare la pace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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