Ilaria Salis ha la "straordinaria" capacità di trattare problemi seri e drammatici e, allo stesso tempo, proporre soluzioni tanto surreali quanto ideologiche. Incalzata sulla tragica questione delle carceri italiane ed europee, l’astro nascente di Avs non solo auspica una “società che superi il carcere” ma ritiene che un mondo senza questa istituzione sia “più necessario che mai”. Nessun errore di battitura: il Salis pensiero – seppur utopico e irrealizzabile – è drammaticamente chiaro.
In occasione della sua visita ai detenuti del carcere milanese di San Vittore, la prima di un tour delle carceri italiane, la maestra antifascista più famosa d’Italia ha regalato ai cronisti prima e ai suoi followers poi una serie di considerazioni sulla gestione delle carceri. Una sorta di manifesto politico del suo mandato europeo che Salis riassume così: “Io però – sostiene intervistata da Repubblica - credo che si debba andare verso una società che superi il carcere...”. Il motivo? È presto detto: “Davanti ai rapporti di ingiustizia un approccio è l’espulsione delle persone dalla società̀, chiuderle in un luogo per sentirsi al sicuro e non prendersene più̀ carico. Io penso invece che si debba lavorare sulle cause, sulla prevenzione, creando una società̀ basata sulla giustizia e l’uguaglianza”.
Poi, a stretto giro, rincara: “Poi c’è sempre chi sbaglia, l’obiettivo deve essere il reinserimento nella società, invece di concentrare un sacco di persone in un unico luogo dove anche se entri pulito esci criminale”. Insomma, secondo la paladina di Alleanza Verdi-Sinistra il problema del sovraffollamento e la questione tragica dei troppi suicidi in carcere, invece che affrontarli con una logica di miglioramento delle condizioni carcerarie, vanno risolte alla radice eliminando completamente l’istituzione del carcere in sé. Un concetto ribadito, più o meno con gli stessi slogan, sul suo profilo social.“I problemi sono molti, troppi, L’emergenza è strutturale. Bisogna intervenire subito”, scrive su Instagram l’eurodeputata.
E finora nessun commento fuori misura: i problemi delle carceri italiane, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. Poi però arriva la soluzione demagogica: “Un mondo oltre il carcere – dice Salis – è più necessario che mai”. Una proposta che sembra campata in aria ma sulla quale, a dire il vero, la Salis aveva già provato a testare il terreno: “Liberiamo la nostra immaginazione politica – scriveva solo un mese fa sui suoi profili social – dalla falsa necessità della prigione”. Una soluzione che sicuramente non potrà convincere la giudice del Tribunale della Sorveglianza di Milano, Gloria Gambitta, che nel provvedimento letto dall'AGI in cui rigetta il reclamo di un detenuto che chiedeva un risarcimento dei danni scrive: "Il carcere di San Vittore "è una struttura vetusta, con spazi comuni non sempre adeguati, ma si tratta di una situazione di mero 'disagiò, collegata a un contesto murario poco confortevole che non costituisce però un trattamento inumano o degradante". Parole pesanti ma che ridimensionano, e di molto, l'emergenza senza precedenti denunciata dalla maestra di Avs.
Niente da fare. Salis continua per la sua strada e non si dimentica di indirizzare il solito attacco preventivo al governo di centrodestra. Ricordando la terribile esperienza del carcere ungherese – che lo stesso esecutivo al tempo aveva denunciato – Ilaria si scaglia contro la maggioranza guidata da Giorgia Meloni: “Anche l’Italia viola i diritti dei detenuti”.Peccato che l'attenzione del governo targato Meloni sul tema delle carceri è ancora altissima. E proprio nel merito dell'emergenza penitenziari, il Guardasigilli Carlo Nordio ha da poco trovato la quadra perfetta per un piano "svuota carceri". "La soluzione è pratica - ha spiegato Nordio al Corriere della Sera solo tre giorni fa - e non giuridica. Dei 16 mila detenuti in custodia cautelare o in esecuzione della pena in carcere ce ne sono migliaia che non dovrebbero essere lì. Sono quelli che hanno i requisiti per poter andare agli arresti domiciliari. I magistrati li ritengono tali. Ma il punto è che non hanno un posto dove andare. Allora noi vogliamo creare la possibilità di inviarli in domicili protetti".
Un modo per cercare di far fronte all'emergenza strutturale di cui parla Ilaria Salis e non solo. Secondo Nordio infatti "la quasi totalità, diciamo il 99%, di questi casi, è composta da stranieri. Arrivati clandestinamente, senza un lavoro, con i debiti contratti con i traghettatori magari sono finiti a rubare o a spacciare droga e siccome sono reati di un certo allarme sociale i giudici li hanno mandati, giustamente, in prigione.
Ma se la pena residua è lieve e il magistrato di sorveglianza ritiene che possono avere una pena alternativa dobbiamo sollevare il giudice dalla responsabilità di rimetterli nelle stesse condizioni di necessità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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