Soros, Merkel e gli altri: tutte le ingerenze straniere sul governo Meloni

Dalla Spagna di Pedro Sanchez alla Germania di Olaf Scholz, passando per la Francia di Emmanuel Macron, ecco come i social-liberali europei interferiscono sul governo Meloni

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
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Ingerenze straniere? “Ne ho viste parecchie fare lo stesso, spesso contro di me, e non mi ricordo che qualcuno si sia scandalizzato”. Lo ha detto Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa di stamane durante la quale è stata posta di fronte a una raffica di domande su Elon Musk che lei ha difeso spiegando anche di considerare il miliardario George Soros molto più pericoloso e ingerente in quanto finanziatore di diversi partiti politici.

Ma ciò che colpisce non è tanto la contrapposizione tra Musk e Soros, ma proprio il doppiopesismo con il quale sia affrontato il tema delle ingerenze straniere. Sembra ormai esser passata un’era geologica da quando Sarkozy e Merkel ridevano su Silvio Berlusconi e bramavano la caduta del suo governo eppure era soltanto il 2011. Certamente non esistono le prove di un qualche “complotto” né i protagonisti dell’epoca potranno mai confermare questa versione, ma era evidente che le cancellerie europee speravano che quel governo cadesse. E anche a Giorgia Meloni non è stato riservato un trattamento migliore. Come ha ricordato proprio il presidente del Consiglio, in piena campagna elettore, Enrico Letta ottenne l’endorsement dell’ormai ex cancelliere Scholz che lo accolse a Berlino e, poi, twittò: “Auguro a Letta ogni successo. Insieme continueremo a lavorare a soluzioni europee, per aiutare la gente in questi tempi difficili". Lars Klingbeil, segretario generale dell’Spd, fu ancora più diretto visto che si augurò la vittoria del Pd perché "i postfascisti di Meloni porterebbero l'Italia sulla strada sbagliata".

È vero, era periodo di campagna elettorale, ma le ingerenze straniere, nel corso di questi due anni, non si sono mai fermate. Solo pochi giorni fa il premier spagnolo Pedro Sanchez, durante un dibattito alla Camera sull’immigrazione, ha attaccato i parlamentari del Partito Popolare entrando nel merito di un provvedimento del governo Meloni:"Volete togliere a un'immigrata colombiana o ecuadoregna, a cui è stata negata la richiesta d'asilo, il diritto a comprare una sim per un cellulare? Perché questo è ciò che sta proponendo il governo italiano con quella politica migratoria che voi tanto ammirate: togliere a una migrante vulnerabile anche la possibilità di parlare con la famiglia e farle sapere della propria situazione!".

Nel maggio dell’anno scorso, il vicepremier e ministro del lavoro spagnolo Yolanda Diaz ha criticato il decreto Lavoro del governo italiano che prevede aumenti in busta paga fino a 100 euro affermando che Meloni vorrebbe"governare contro lavoratori e lavoratrici" in quanto farebbe tornare il modello dei "contratti spazzatura". Secca la risposta del nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani:“Spiace che – scrisse su Twitter - il vicepremier spagnolo Yolanda Diaz interferisca nella vita politica italiana dando giudizi inaccettabili sulle scelte del governo. Le difficoltà elettorali del suo partito non giustificano offese ad un partner e alleato europeo. Non è questo il modo di collaborare”.

E che dire della Francia macroniana? “L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza.

Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace”, disse Stéphane Séjourné, capo di Renaissance, partito del Capo dell’Eliseo il 10 maggio. Circa una settimana prima fu la volta dell’allora ministro dell’Interno Gerald Darmanin che accusò Meloni di non essere "in grado di risolvere i problemi migratori".

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