Elezioni europee 2009: Berlusconi e Di Pietro toccano l'apice (ma poi cadono)

I due nemici politici per antonomasia (insieme a Bossi) rimangono accomunati dal voto per l'Ue di quindici anni fa: i consensi ottenuti dai loro partiti si riveleranno gli ultimi grandi successi personali per entrambi, dopo i quali comincerà (chi prima chi dopo) il declino politico

Elezioni europee 2009: Berlusconi e Di Pietro toccano l'apice (ma poi cadono)

Se il 2004 era stato l'anno in cui le elezioni europee avevano anticipato l'imminente e repentino calo di consensi sia per Piero Fassino sia per Fausto Bertinotti (che invece avevano ben figurato quindici anni fa alle urne), le ottime prestazioni personali nel voto per il rinnovo dell'Europarlamento del 2009 da parte di Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro decretarono l'inizio della fine politica (insieme anche a Umberto Bossi) per i due "nemici storici" della vita pubblica italiana, pur consumata in periodi temporali decisamente diversi (rapidissimi per Tonino, molto più dilatati per il Cavaliere). Prima però di analizzare l'esito di quella competizione elettorale tenutasi il 6 e 7 giugno, bisogna necessariamente alzare la visione della storia a livello internazionale.

Il pesante contesto internazionale

La conclusione del primo decennio del Duemila, infatti, sta portando con sé la più grande crisi finanziaria mondiale dal 1929: iniziata sostanzialmente nel luglio 2007 e segnata da un crollo di liquidità e solvibilità sia a livello di banche e Stati sia da una scarsità di credito alle imprese, venne rappresentata plasticamente dalla deflazione delle bolle dei prezzi (inclusa quella immobiliare americana degli anni 2000) e nelle perdite significative delle istituzioni finanziarie causate dalla crisi dei subprime. Fa parte della "Grande recessione" iniziata un anno più tardi e i cui effetti si fanno sentire anche oltre negli anni '10 e - con tutta probabilità - l'evento simbolo di questa crisi finanziaria fu il crack della Lehman Brothers del settembre 2008, che ha amplificato un calo dei prezzi di borsa e il fallimento di diversi istituti finanziari.

È proprio in questo catastrofico scenario che l'Europa e l'Occidente intero ribollono. L'elezione quasi a furor di popolo di Barack Obama, insediatosi come nuovo presidente degli Stati Uniti d'America nel gennaio 2009, non basterà a risolvere immediatamente la situazione disastrosa dei conti, mentre nel nostro continente è soprattutto la figura della cancelliera tedesca Angela Merkel ad assumere autorevolezza in ambito internazionale, andando poi a braccetto con Nicolas Sarkozy, a guida della Francia da un paio d'anni, mentre nel Regno Unito sta per diventare primo ministro il conservatore David Cameron. A proposito di questioni economiche, poi, non è da sottovalutare l'annuncio di Sergio Marchionne (col beneplacito Obama) del matrimonio tra Fiat e Chrysler, che creerà qualche ripercussione anche in Italia.

Il successo di Berlusconi dopo il discorso di Onna

Nel nostro Paese è in carica da poco più di un anno il governo Berlusconi IV, che sembra viaggiare con il vento in poppa (nonostante la complicatissima situazione finanziaria globale). Anche perché il leader del Popolo delle Libertà - fresca fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale - ha appena tenuto il 25 aprile di quell'anno uno storico discorso a Onna - epicentro del drammatico terremoto dell'Aquila del precedente 6 aprile - in cui dichiara di essere "dalla parte di chi ha combattuto per la nostra libertà" ed elogia i costituenti (tra cui cita Palmiro Togliatti e i comunisti) per aver "accantonato le differenze" e "incanalato verso un unico obiettivo le divisioni di partenza". Fu l'unica Festa della Liberazione nella quale si lanciò un vero segnale "pacificazione politica" del Paese sul tema dell'antifascismo. Secondo i sondaggi svolti pochissimi giorni dopo, il Pdl avrebbe potuto tranquillamente prendere alle Europee tra il 40% e il 45% dei voti, mentre la popolarità di Berlusconi aveva sfondato quota 70%.

In tutto questo l'opposizione è allo sfascio: Walter Veltroni ha dovuto lasciare la leadership del Partito Democratico dopo la sconfitta di Renato Soru alle Regionali in Sardegna e al suo posto subentra il reggente Dario Franceschini che dovrà limitare i danni prima di passare il testimone a Pierluigi Bersani dopo le primarie in autunno. Della crisi del Pd ne approfitta Di Pietro, leader di un'Italia dei Valori che sta rubando consensi ai dem perché considerato autore di un'opposizione parlamentare molto più efficace contro l'esecutivo di centrodestra. Nel frattempo Berlusconi deve vivere un difficilissimo mese di maggio di piena campagna elettorale caratterizzato da tre fatti (oltre all'emergenza economica e del terremoto) uno completamente diverso l'uno dall'altro: il lato personale, con l'annuncio del divorzio chiesto pubblicamente dall'ex moglie Veronica Lario, quello giudiziario (a breve la Consultà cancellerà il Lodo Alfano, facendo ricominciare i processi a suo carico, e in più stanno per arrivare le prime inchieste giudiziarie sulle feste con le ragazze) e quello calcistico dettato dalla dolorosa cessione del fuoriclasse Kakà al Real Madrid, creando l'inevitabile scontento tra i più accaniti tifosi del Milan.

I risultati delle elezioni europee 2009

Ecco dunque che si arriva all'appuntamento nel primo weekend di giugno 2009. Su 736 membri eletti il Partito Popolare Europeo (con dentro il Pdl) si assicura 265 seggi e si conferma primo gruppo. Alle sue spalle si posizionano i Socialisti (184), i Liberali (84), i Verdi e i Conservatori (55 a testa). Il portoghese José Barroso viene riconfermato presidente della Commissione Ue, con Antonio Tajani vice e commissario all'Industria e Imprenditoria. In Italia l'affluenza cala di più di sei punti e mezzo rispetto a cinque anni prima (ora è al 65%) con il picco di astensionismo in Sicilia causato anche dalla crisi della giunta regionale di centrodestra presieduta da Raffaele Lombardo. Nell'intero territorio il Pdl vince con il 35,2%: un buonissimo risultato che però poteva essere ulteriormente migliore senza le difficoltà trascorse a maggio. La flessione rispetto alle Politiche del 2008 è di due punti percentuali, mentre è molto più evidente nel Pd, che passa dal 33% al 26,1%.

Boom e massimi storici sia per la Lega Nord di Bossi (10,2%) sia per Italia dei Valori di Di Pietro (8%). Per loro due, a posteriori, queste elezioni europee si riveleranno le ultime a livello generale in cui ricopriranno il ruolo di leader di partito: il Senatur verrà sostituito da capo del Carroccio prima da Roberto Maroni (nel 2012) e poi da Matteo Salvini (2013), mentre l'ex magistrato non verrà pià confermato parlamentare alle Politiche che si terranno quattro anni dopo.

Anche per Berlusconi comincerà il crollo dei consensi per il suo Popolo delle Libertà, che ritornerà poi a chiamarsi Forza Italia: nel 2009, infatti, sarà l'ultima volta in cui la sua creatura politica si piazza al primo posto. Due anni dopo sarà costretto a dimettersi da presidente del Consiglio (a colpi di spread e manovre di Giorgio Napolitano) e, negli anni successivi, dovrà cedere obtorto collo la leadership del centrodestra a Salvini e Giorgia Meloni.

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