Matteo Salvini va all’attacco. E lo fa dagli studi di Quarta Repubblica. Intervistato da Nicola Poro, il vicepremier commenta il nuovo decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei Ministri per provare ad aggirare le “sentenze” che hanno riportato i 12 migranti dall’Albania all’Italia. Sentenze emesse da una toga, dice il leghista, che “ha scambiato il tribunale per un centro sociale”.
“Mi sembra evidente che su 9mila giudici ce n’è qualcuno che fa politica”, argomenta Salvini che mentre si preparava all’intervista ha seguito il servizio in cui erano riportati gli interventi pro-migranti di Silvia Albano - il magistrato che ha firmato il provvedimento contro il trattenimento in Albania. “L’avrei potuta scambiare per un parlamentare di Rifondazione Comunista o del Pd”. Il ministro è convinto che la Albano dovrebbe candidarsi alle elezioni: "Siamo l’unico Paese al mondo”, dice, in cui i magistrati “invece di applicare la legge la smontano” e "bocciano centinaia di richieste di espulsione" di migranti "avanzate da altre istituzioni".
Che lo scontro tra una fetta di magistratura e il governo sia in corso è fuori discussione. Lo si è capito dalle mail interne all’Anm inviate per denunciare una Meloni “peggio di Berlusconi”. Lo si è capito dalle sentenze sul caso dei centri di accoglienza albanesi. E ovviamente anche dalla risposta del governo, che in due giorni ha redatto un decreto per cercare di costringere i giudici a riconoscere quell’elenco di Stati come “sicuri” senza farsi scudo con la sentenza della Corte di Giustizia europea. “Adesso c’è una legge approvata da un governo eletto dagli italiani - rivendica Salvini - Se anche di fronte a questo decreto ci saranno sentenze contrarie, vorrà dire che i giudici hanno deciso di fare politica”.
Il leader del Carroccio fa poi un riferimento a quanto successo a Verona, dove un poliziotto ha ucciso un giovane originario del Mali che lo stava aggredendo. "Nessuno festeggia la morte di un essere umano - spiega il ministro - ma se uno che non aveva il diritto di essere qui se ne va in giro ad aggredire la gente e un poliziotto spara, il problema di chi è?". Non della divisa, ragiona il vicepremier, ma del fatto "che questo tizio" non doveva essere ancora nel Belpaese.
Lo stesso dicasi per i 12 immigrati "riportati" in Italia dall'Albania grazie alla sentenza della Albano: "Se uno di questi 12 nei prossimi giorni scippa, stupra o rapina: chi paga? Chi avrebbe sulla coscienza un reato commesso da uno di questi 12 signori che la legge italiana ha provato a mandare in Albania?".Articolo in aggiornamento
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