Fine del ventennio antiberlusconiano

La fortuna di Renzi è che tutti erano ossessionati dal marcare Berlusconi. Pensate cosa sarebbe accaduto se una mossa del genere l'avesse fatta il Cavaliere. Avremmo visto in piazza i nuovi resistenti

Fine del ventennio antiberlusconiano

Il Pd prende tutto. Benvenuti nel partito-Stato. In quella variante di moda del poker chiamata Texas hold'em l'azzardo, con rilancio di Renzi, si chiamerebbe all in. E non c'è dubbio che ci voglia coraggio. Fatto sta che la mossa è ai limiti della democrazia. Con una semplice direzione di partito il segretario fiorentino apre la crisi di governo, manda a casa il premier, decide da solo chi farà parte della nuova maggioranza, indica come e dove cambiare la Costituzione, sceglie i ministri e blinda la legislatura fino al 2018. Tutto questo senza neppure mettere piede in Parlamento e con lo scrupolo di facciata di non poter andare al voto: «Sarebbe stato opportuno, ma non ci sono le condizioni». Stop.
La fortuna di Renzi è che tutti erano ossessionati dal marcare Berlusconi. Pensate cosa sarebbe accaduto se una mossa del genere l'avesse fatta il Cavaliere: padrone dell'Italia, dittatore, autocrate, uno che tratta il Paese come se fosse un'azienda personale. Avremmo visto in piazza i nuovi resistenti, intellettuali piangenti avrebbero annunciato che l'ultima speranza era trasferirsi in massa all'estero (il modo migliore per far saltare gli accordi di Schengen). Gli autorevoli quotidiani e magazine tedeschi, inglesi, francesi, liberal a stelle e strisce avrebbero parlato di colpo di Stato. Ma Renzi non è Berlusconi. È un ex ragazzino che ha spiazzato tutti. La sua forza è che nessuno lo considerava credibile. Non solo. Gli va riconosciuto che non ha paura di bruciarsi. A questo treno di riforme ci crede davvero, e non si fa tanti scrupoli a rispettare la prassi di una politica che da tempo si incarta su se stessa. Renzi ha avuto lo spazio per agire e la sfrontatezza di non preoccuparsi delle conseguenze di quello che fa. Se c'è qualcosa da rompere, rompe. Lo sta facendo anche con il suo partito. Lo ha buttato per terra e fracassato. La direzione di ieri non è stata solo l'azzardo di un uomo, ma lo psicodramma di un partito, di una classe dirigente, di un popolo profondamente conservatore, se non addirittura reazionario. Renzi ha rottamato la sinistra che voleva rottamare Forza Italia. Ha messo fine al ventennio. Antiberlusconiano. Il Pd non ha la forza di combattere Renzi. Non lo ama, ma sa che senza di lui non solo deve rassegnarsi alla sconfitta, ma probabilmente non ha neppure un'idea su dove andare.

Il Pd ossessionato dal Cavaliere non aveva più una politica. Renzi gli ha detto che si può andare oltre. Il rischio che si bruci resta altissimo, ma perlomeno ha dimostrato che si può non avere paura del futuro. Come Berlusconi.

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