Migranti liberati a Catania, l'imam tifa per la giudice anti governo

Il presidente della Comunità islamica in Sicilia propone il suo piano per l'accoglienza: "Prevedere programmi d'integrazione e assicurare la dignità delle persone"

Migranti liberati a Catania, l'imam tifa per la giudice anti governo
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Ci mancava solamente il benestare dell'Imam di Catania. Continua a tenere banco la polemica relativa alla decisione del Tribunale di Catania: il giudice non ha convalidato il provvedimento di trattenimento per alcuni migranti del centro di Pozzallo, scatenando l'ira del centrodestra che è subito tornato a sottolineare l'urgenza di una riforma della giustizia. Se da una parte Fratelli d'Italia parla di decisione politica e ideologica, dall'altra il presidente della Comunità islamica in Sicilia esulta e fa festa.

A prendere le difese della scelta intrapresa dal giudice che ha firmato il provvedimento è Abdelhafid Kheit, che senza pensarci due volte si è schierato al fianco di Iolanda Apostolico: a suo giudizio la magistratura "è una garanzia di tutela dei diritti fondamentali" e ha voluto sottolineare il fatto che i magistrati "svolgono un ruolo fondamentale nell'applicazione delle leggi e nella difesa dello Stato di diritto".

A tal proposito, contattato dall'Adnkronos, ha aggiunto che dal suo punto di vista "rientra in questa prospettiva" la scelta del Tribunale di Catania "di considerare illegittimo" il decreto governativo sulle espulsioni accelerate. L'Imam di Catania si è appellato alla politica, a cui ha chiesto di mettere in campo leggi e misure "realistiche" sul tema dell'immigrazione e di liberarsi dalla logica dell'emergenza: "È illegittimo privare i richiedenti asilo del diritto d'ingresso nel territorio Italiano".

Abdelhafid Kheit ha approfittato dell'occasione per elencare quella che a suo giudizio sarebbe la ricetta vincente per affrontare la questione immigrazione. Ha citato la cooperazione internazionale come fattore imprescindibile, puntando l'attenzione su programmi d'integrazione "per favorire la coesione sociale" e sollecitando a mettere nero su bianco soluzioni "che tengano conto dei diritti umani e della dignità delle persone". Al di là della solita retorica, sarebbe curioso sapere come tutto ciò dovrebbe tradursi nei fatti.

Ovviamente sono arrivate puntuali le perplessità di Abdelhafid Kheit sull'istituzione dei centri come quello di Pozzallo. Ma il governo guidato da Giorgia Meloni non ha alcuna intenzione di indietreggiare, convinto che sia necessario ricorrere a un cambiamento radicale rispetto al passato per porre un argine ai continui arrivi sulle coste italiane. L'idea di fondo è chiara: mediante le strutture di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri sarà possibile verificare se sussistono o meno i presupposti per dare lo status di rifugiato e, in caso di esito negativo, procedere con l'espulsione in tempi brevi.

Non va dimenticato inoltre che il ministero dell'Interno intende impugnare il provvedimento del Tribunale di Catania. Mossa che, se fosse confermata, sottoporrebbe al vaglio di un altro giudice la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento.

L'Ansa ha citato fonti vicine al dossier migranti secondo cui la procedura accelerata di frontiera è uno degli aspetti che, già contenuto nella direttiva europea 2013, "trova oggi l'unanime consenso dei Paesi europei nell'ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo e che il governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro".

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