Un governo senza numeri: i "fantaministri" di Bersani

Nei giorni scorsi Bersani diceva sconsolato: "Non ho piani B, ma neanche un piano A". Adesso prova a formare un governo con volti esterni: ecco i nomi in lizza per il toto ministri

Un governo senza numeri: i "fantaministri" di Bersani

Adesso che Pier Luigi Bersani è riuscito a convincere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a farsi dare l’incarico, gli tocca persuadere anche le forze politiche che siedono in parlamento e che gli dovranno votare la fiducia. Una missione pressoché impossibile. Un sadico suicidio politico che rischia di indebolire l'intero Paese. Per quanto "determinato", il leader piddì sa che il sentiero, per trovare i "numeri certi" che il Quirinale chiede entro metà della prossima settimana, resta strettissimo. Ma il premier incaricato non dispera e avvia le consultazioni, prima con le parti sociali e da lunedì con tutti i partiti, per convincere sui programmi e sui nomi di un improbabile esecutivo che serve "un governo del cambiamento".

Mentre i notabili di via del Nazareno sono in fermento, Bersani scrive, cancella e riscrive i nomi dei possibili ministri che andranno a formare il governo. "Proporrò un governo sobrio, innovativo e aperto", ha spiegato assicurando la squadra, una sorta di "governo civico", sarà formata da quindici ministri anziché diciotto come il governo Monti. Nelle ultime ore i nomi che si rincorrono vengono smentiti senza troppa convinzione o confermati con un assenso sibillino. Per il momento non c'è niente di certo. L'unica certezza è che Bersani non ha i numeri per sopravvivere a Palazzo Madama: ha rifiutato la grande coalizione con il centrodestra per corteggiare il Movimento 5 Stelle che gli ha platealmente voltato le spalle. Quindi, ragionare sui nomi da mettere a questo o a quel ministero risulta un puro esercizio di politica che poco serve a risolvere le criticità del Paese. Tuttavia, il Pd si arrovella sulla squadra: punta a compiacere, a conquistare, a camuffare quello che, come la metti o la giri, sarà un governo di sinistra. E così, secondo fonti di via del Nazareno sentite da Repubblica, in pole position per il governo Bersani ci sarebbero l'inventore di Eataly Oscar Farinetti, l'autrice di Report Milena Gabanelli, l'ex direttore di Confindustria Giampaolo Galli e, per calamitare i voti grillini, il giurista Stefano Rodotà. Dopo aver portato a casa le presidenze delle Camere piazzando due volti della sinistra italiana, Bersani spera di bissare con il governo. In questo scenario è centrale la figura da mettere al ministero dell'Economia: i nomi in lizza sarebbero il direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomani e il capo economista e vicesegretario generale dell’Ocse Pier Carlo Padoan. A Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, potrebbe andare il ministero della Giustizia o, tuttalpiù, alle Riforme.

Secondo un'indicrezione riportata dal Corriere della Sera, Bersani sarebbe orientato a riconfermare alcune figure tecniche del precedente governo. In primis, il premier uscente Mario Monti che il leader piddì vedrebbe bene alla Farnesina. "Il ruolo del premier uscente è ancora del tutto incerto - spiega il Corsera - anche perché il Professore potrebbe decidere di tenersi sganciato dall’esecutivo in vista della partita del Quirinale". Annamaria Cancellieri, invece, rimarrebbe al Viminale. Ma le voci e i rumors si rincorrono. E così sono stati fatti anche i nomi del patron della Brembo Alberto Bombassei, dell'ex presidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni (alla Cultura), della filosofa Michela Marzano (alle Pari opportunità) e dell'ex direttore della Normale Salvatore Settis.

"Non c'è un solo minuto da perdere", continua a ripetere Bersani facendo, tuttavia, sapere che è seriamente intenzionato a prendersi tutto "il tempo necessario" ad affrontare quella che è una situazione davvero difficile. Il timore (giustamente risposto) è che il metodo usato per portare Pietro Grasso e Laura Boldrini ai vertici delle Camere possa fallire. L'occupazione totale delle alte cariche dello Stato potrebbe, infatti, non riuscirgli e la strada verso Palazzo Chigi risultare sbarrata. Nel giro di pochi giorni Bersani dovrà far sapere a Napolitano e agli italiani cosa ne sarà di un governo che non riesce a nascere.

Viene, tuttavia, da chiedersi cos'abbia in mente il leader della coalizione di sinistra. La'unica certezza sta nelle parole pronunciate dallo stesso Bersani qualche giorno fa: "Non ho piani B, ma neanche un piano A".

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