"Ho un cancro, ma lotto per difendere la Liguria". La battaglia di Bucci contro i signori del "no"

Il candidato del centrodestra in Liguria accetta la sfida nonostante la malattia: "Devi capire che la tua vita è cambiata ma non è ancora finita. Se mi restano cinque anni riesco a finire il mandato"

 "Ho un cancro, ma lotto per difendere la Liguria". La battaglia di Bucci contro i signori del "no"
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Lo chiamano l'uomo "del fare", del pragmatismo, delle cose concrete. Un altro soprannome che gli attribuiscono in maniera trasversale è "u sindacu che cria", il sindaco che grida. E ci sarà un motivo se gode di un consenso ampio e trasversale, di apprezzamenti che arrivano anche da sinistra. La candidatura di Marco Bucci alle elezioni regionali assume un ruolo ancora più importante se si considera che porta avanti la battaglia per difendere la Liguria con un groppone sulle spalle: un cancro metastatico alle ghiandole linfatiche nel collo.

La diagnosi è arrivata il 30 maggio, l'operazione è stata effettuata il 3 giugno. Per iniziare sono stati levati circa 30 linfonodi; ora le cure continuano. Ma questo non ha impedito al sindaco di Genova di accettare la proposta arrivata dai leader del centrodestra: scendere in campo per prendere il posto di Giovanni Toti. La voglia di vivere è tanta, così come la volontà di combattere per non lasciare la Liguria in mano al fronte del "no". Quello schieramento rosso dell'immobilismo che, sperando di cavalcare l'onda giustizialista del caso che coinvolge l'ex governatore, sogna di guidare la Regione.

"Diventa ogni giorno più evidente che qui in Liguria c’è problema grosso. Non voglio lasciare la mia Regione ai signori del No. Magari sanno finanziare le opere con un decreto, ma poi le rallentano con le loro contraddizioni interne", ha dichiarato Bucci. Che, intervistato dal Corriere della Sera, si è definito un "civil servant" che vuole adoperarsi contro una crisi politica. L'obiettivo? Evitare che la Regione torni indietro, scongiurare "che si butti via il lavoro di questi ultimi anni".

Tutto ciò nonostante la malattia. Anzi, paradossalmente la campagna elettorale - proprio perché piena di entusiasmo e frenesia - potrebbe rivelarsi una sorta di buona terapia: "Quando uno è malato, essere impegnato tutti i giorni aumenta l’adrenalina, che poi aiuta il sistema immunitario. Se invece ci si abbatte e ci si lascia andare, va ancora peggio". Da qui nasce la determinazione di indossare i panni da protagonista per garantire una continuità sulla visione della città di Genova e della Liguria.

Bucci si è mostrato consapevole delle perplessità relative alle sue condizioni di salute. Dubbi "legittimi" da parte di chi teme che, in caso di sua vittoria, si debba tornare di nuovo alle urne a stretto giro. Ma il primo cittadino ha garantito di sentirsela. D'altronde è lui stesso a essersi mostrato ottimista e, anche nello scenario più buio, è riuscito a individuare una buona causa per spendersi in prima linea: "Se mi rimangono tre anni di vita, li spenderò così. Se ne ho cinque, riesco a fare il presidente fino al termine del mandato. Se poi me ne restano altri dieci, me li faccio tutti in barca a vela".

La parola tumore metastatico certamente non lascia indifferenti. La debolezza, i pensieri sul tempo rimasto a disposizione: conseguenze inevitabili in un primo momento.

Ma bisogna reagire, e Bucci ne è la perfetta dimostrazione: "È uno status mentale, devi capire che la tua vita è cambiata ma non è ancora finita". È anche questo il pregio principale di un uomo "del fare" che non si rassegna, che non getta la spugna, che combatte.

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