I 140 assessori "alla gentilezza", la carica di una dolce ipocrisia

E dopo il buonismo veltroniano e le multe comunali alle parolacce in luogo pubblico, arriva l'assessorato alla Gentilezza

I 140 assessori "alla gentilezza", la carica di una dolce ipocrisia
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E dopo il buonismo veltroniano (nella foto Walter Veltroni) e le multe comunali alle parolacce in luogo pubblico, arriva l'assessorato alla Gentilezza, ultimo contraltare alla politica del «vaffa». Ops, alla politica, punto.

Gli assessori sono più di 140, diffusi in tutta Italia, soprattutto nei piccoli Comuni. Il loro compito? Diffondere la buona educazione e il rispetto del prossimo, in chiave laica. Buon lavoro, signori. Saranno una camomilla per il consigliere comunale che sbraita al microfono rischiando l'ictus per una pista ciclabile, per gli studenti che bullizzano i compagni o devastano

la scuola. Stempereranno i toni e diffonderanno, con retorica petalosa, la cultura del «volemose bene». Ma, dai, diciamolo: la gentilezza finirà per essere una seccatura. Chi si prende la delega? L'assessore ai Servizi sociali? Quello alla Scuola? Se ne discuterà tra un piano regolatore e un bilancio, finirà nello stesso ordine del giorno in cui ci si scannerà per il nuovo ospedale o la rotonda.

I boy scout della politica diventeranno una spolverata di zucchero a velo, contronatura e un po' ipocrita, su veleni e battaglie ideologiche. Eh, ma dobbiamo nominarli, se no che figura facciamo? La gentilezza, sosteneva Norberto Bobbio, non è sinonimo di debolezza.

Eppure, sembra già scritto, diventerà un alibi per chi continuerà a pugnalarsi ma chiedendo il permesso. «La gentilezza apre strade dove l'esasperazione distrugge i ponti. E facilita la ricerca di consensi» ha detto Papa Francesco nell'enciclica Fratelli tutti. Ricerca di consensi? Vuoi vedere che qualcuno ha capito male?

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