I giallorossi hanno fatto cinquina. Dopo Umbria, Liguria, Calabria e Lombardia, il Pd e il M5S perdono anche il Friuli Venezia Giulia. Si tratta della prima sconfitta del Pd sotto l’era di Elly Schlein, la neosegretaria chiamata a gran voce proprio per ripristinare l’alleanza con i Cinquestelle.
L'Umbria espugnata dal centrodestra nel 2019
Un’alleanza che, finora, almeno in occasione delle elezioni Regionali, non ha dato i frutti sperati. Nell’autunno 2019, quando il governo Conte-bis era appena nato, i neoalleati giallorossi. in Umbria, stipularono un accordo per sostenere insieme l’indipendente Vincenzo Bianconi, ex presidente di Federalberghi. Risultato? La senatrice leghista Donatella Tesei vinse con 20 punti di scarto (57 a 37%) e il centrodestra espugnò, per la prima volta, la ‘rossa’ Umbria dove la presidente uscente Catiuscia Marini si era dimessa dopo essere stata travolta da un’inchiesta giudiziaria. E, all’epoca, non esisteva ancora il Terzo Polo perciò la sconfitta non era nemmeno imputabile alle consuete divisioni a sinistra. Anzi, le divisioni erano presenti nel centrodestra dove il centrista Claudio Ricci, ex sindaco di Assisi e candidato presidente nel 2014, si ripresentò sostenuto da alcune liste civiche.
Pd e M5S perdono anche in Liguria
Nel 2020, Pd e M5S ci riprovarono nella patria di Beppe Grillo, la Liguria, puntando su un altro indipendente, Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto Quotidiano, e figlio dell’ex sindaco di Genova Adriano Sansa che guidò il capoluogo nel quinquennio ’93-’97 a capo di una giunta di centrosinistra. Risultato? Il presidente uscente, Giovanni Toti, venne riconfermato per un secondo mandato vincendo col 56% contro il 38 ottenuto da Sansa. In questo caso, il Terzo Polo era presente con un proprio candidato, Aristide Massardo, che però prese solo il 2,4%, di certo non una cifra che avrebbe cambiato le sorti della partita.
La sconfitta in Calabria del 2021
Nell’autunno del 2021, la Regione Calabria torna al voto anticipato dopo la scomparsa prematura della forzista Jole Santelli, deceduta a causa di un tumore. Pd e M5S, a seguito di una lunga trattativa, candidano l’indipendente Amalia Bruni, ex membro del Comitato tecnico scientifico del Consiglio superiore di sanità. Risultato? Il candidato presidente del centrodestra, l’azzurro Roberto Occhiuto, vince col 54%, mentre la Bruni si ferma al 24%. L’esito è più deludente del previsto a causa della concorrenza a sinistra dell’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, leader del movimento Democrazia Autonomia, che ottiene il 16% dei voti. Sempre a sinistra la candidatura dell’ex governatore di centrosinistra, Mario Oliviero, che si era dimesso dopo l’apertura di un processo che si è conclusa solo nel 2022 con l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. All’epoca, dunque, Oliviero era ancora sotto l’occhio del ciclone e si fermò all’1,7% dei voti. In definitiva, nemmeno in questo caso, vi fu partita.
Il tonfo in Lombardia
Nel febbraio 2023, infine, in Lombardia, dopo che per svariati mesi il Pd sembra intenzionato a puntare le sue fiches sul senatore Carlo Cottarelli in alleanza col Terzo Polo, i dem stipulano un’intesa col M5S per candidare l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino, già vicesindaco di Giuliano Pisapia. I giallorossi, stavolta, ci credono davvero perché, a detta loro, il governatore uscente, il leghista Attilio Fontana, aveva gestito male la pandemia. Ma non solo.
Pd e M5S, pur avendo cercato fino all’ultimo un accordo anche con il Terzo Polo, sperano che Letizia Moratti, ex vicepresidente di Regione, possano sottrarre al centrodestra i voti necessari per un’insperata vittoria. Risultato? Fontana viene rieletto col 54%, Majorino si ferma al 34% e la Moratti poco sotto il 10%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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