Ingroia scrive a Bersani: "Spero tu vinca, Berlusconi nefasto"

Il pm dal Guatemala scrive al segretario democratico augurandogli di diventare prossimo premier e dettandogli le cose da fare in tema di giustizia. Poi attacca il Cav: nefasto

Antonio Ingroia alla presentazione del suo libro "Io So"
Antonio Ingroia alla presentazione del suo libro "Io So"

Ufficializzasse la sua candidatura politica e non se ne parlasse più. Perché tanto, ormai, manca solo quello. Per il resto, Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo ora in Guatemala per svolgere un incarico all'Onu, appare più politico che magistrato.

Non curante delle critiche di Anm, Csm e presidente della Repubblica - relative alla sovraesposizione mediatica e ai commenti sulla "sentenza politica" (così l'ha definita Ingroia) della Consulta in merito alle intercettazioni tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino, la toga siciliana continua a sciorinare dichiarazioni sul momento politico attuale mantenendosi in un limbo che gli permette di sparare bordate contro Silvio Berlusconi e di lasciarsi adulare da alcuni partiti politici restando formalmente magistrato.

Dopo essere stato corteggiato dal Movimento Arancione di Luigi de Magistris e dopo aver affermato ieri, all'Assemblea dello stesso movimento, che ci vuole "il coraggio e la determinazione per fare una rivoluzione civile, dico la "nostra" rivoluzione civile perché io sarò della partita, sarò al vostro fianco, dall’Italia o dal Guatemala, farò la mia parte ", adesso il pm pare aver cambiato cavallo. O quantomeno referente politico.

In una lettera scritta sul blog di MicroMega, dal Guatemala il pm scrive a Pier Luigi Bersani, lo reputa e si augura che sia il prossimo premier e gli detta l'agenda politica. Di sfondo c'è l'attacco nei confronti di Berlusconi, contro cui già ieri il procuratore aveva tuonato accusandolo di aver lasciato solo macerie nel Paese.

Nella missiva, Ingroia sfodera un altro attacco all'ex premier e parla del "profilarsi all’orizzonte dell’ennesima candidatura di una vecchia e nefasta conoscenza degli italiani, Silvio Berlusconi, artefice del disastro economico-finanziario, politico-istituzionale e etico-morale in cui è precipitato il Paese".

Fiutato il pericolo, non resta che augurarsi la vittoria di Bersani e suggerirgli, quasi sfidandolo e mettendolo spalle al muro, un dettagliato piano d'azione. "Per ripristinare la legalità, occorrono alcuni provvedimenti urgenti, che dovrebbero essere i primi da approvare da una coalizione governativa che voglia davvero cambiare le cose. A cominciare dalle leggi ad personam, che a decine sono state approvate negli ultimi anni. Un’intollerabile legislazione di privilegio che ha creato praterie di impunità per i potenti, ma soprattutto ha mortificato il principio di eguaglianza dei cittadini. Le chiedo, la maggioranza da lei guidata vorrà abrogare, tutte, senza esclusione alcuna, le leggi ad personam fino ad oggi approvate?", domanda Ingroia al segretario democratico.

Il pm continua invitando Bersani a introdurre anche in Italia "un reato molto grave, l’ostruzione della giustizia, ampiamente praticata, e con successo, nel nostro Paese" e a "punire il mercato dei voti fra candidati in campagna elettorale e mafie e lobby illegali di ogni tipo e genere".

Infine, pur dicendosi deluso dai precedenti governi di centrosinistra, incapaci di porre rimedio ai cancri del paese, Ingroia confida tuttavia nella persona di Bersani. "Io sono un cittadino ed un magistrato. E quindi mi rivolgo a Lei, con l’umiltà ma anche con l’autorità che mi deriva da questo
duplice ruolo di cittadino "partigiano della Costituzione" e di magistrato...è solo in virtù di questo che mi permetto di porLe anche alcune questioni ed interrogativi a cui spero vorrà rispondere, non a me, ma agli italiani indecisi ancora se votarLa come futuro premier"
.

La lettera di Ingroia ha destato subito polemiche. Per il vice capogruppo del Pdl, Osvaldo Napoli, la missiva "è una fotografia senza veli del male oscuro che affligge una parte della giustizia italiana. Colpisce, nell’appello di Ingroia, non tanto le offese al presidente Berlusconi, bersaglio troppo facile e scontato per il pm palermitano, quanto la violenza di un linguaggio che mal si concilia con la sua funzione giudiziaria e il suo ruolo".

Critiche simili sono arrivate anche dal vice presidente del Csm, Michele Vietti, secondo il quale "Ingroia non si cura minimamente della sovraesposizione mediatica, che anzi cerca disperatamente, e indica in una persona la causa di ogni male.

Ingroia, e quanti amministrano la giustizia con i suoi sentimenti, costituisce un problema oggettivo per il buon nome della giustizia e dell’Italia: un problema che va molto, ma davvero molto oltre le vicende giudiziarie del presidente Berlusconi".

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