Il caso Open Arms, a quattro giorni di distanza dalla richiesta del pubblico ministero di Palermo della condanna a sei anni per Matteo Salvini, sbarca ufficialmente anche all'interno dell'Aula della Camera dei Deputati. L'occasione viene fornita dall'interrogazione posta dal gruppo parlamentare di Italia Viva allo stesso vicepresidente del Consiglio durante l'ultimo question time tenuto dentro Palazzo Montecitorio e si trasforma in uno scontro frontale. A prendere la parola dai banchi per illustrare il quesito è il renziano Davide Faraone: "Lei, signor ministro, può pensare veramente che gli italiani siano così imbecilli da immaginare che 147 poveri disgraziati potessero minacciare i nostri confini? - chiede il deputato dell'ex Terzo polo a ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti -. Io credo che un vicepremier in carica non possa pensare di difendere i confini del nostro Paese in questo modo".
In realtà, nei documenti ufficiali depositati alla presidenza, l'interrogazione si concludeva con un dubbio riguardante il fatto se lo stesso Salvini avesse invitato i dipendenti dei suoi ministeri "prima od oggi a violare i principi costituzionali e le leggi vigenti". Un passaggio che Faraone non ha letto alla Camera "evidentemente per pudore", sottolinea il vicepremier, respingendo fermamente l'accusa e aggiungendo che risponde "con il sorriso e con educazione a un'interrogazione surreale, ma d'altronde ognuno fa la sua parte". E poi conferma quanto già detto in questi ultimi giorni: "Sono orgoglioso del lavoro svolto da ministro dell'Interno, e ancora oggi prefetti e questori ricordano quel periodo". Secondo il leader della Lega i toni utilizzati poco prima dall'esponente di Iv sono "da requisitoria di un pm, non da parlamentare", ma in qualche modo tende a comprenderli perché "il leader di Italia Viva e alcuni interroganti sono molto esperti di materie giudiziarie che non mi permetto di commentare".
Naturalmente per il numero due del governo Meloni smentisce di avere commesso reati, in relazione al processo per sequestro di persone che arriverà a una sentenza di primo grado entro la fine del mese di ottobre, e comunque si dice orgoglioso allo stesso tempo di non avere "mai scaricato su altri scelte e responsabilità che mi sono pienamente assunto" e infatti nel processo di Palermo "sono l'unico imputato". E così Salvini rivendica ancora una volta i risultati raggiungi da ministro dell'Interno del governo gialloverde "visto che il ministro del Partito Democratico che mi precedette ebbe 42mila sbarchi; nel mio anno si fermarono a 8.691 e il mio successore ne ebbe 21mila". Una riduzione "del 95% e del 55% i morti e i dispersi nel Mar Mediterraneo".
La conclusione è ancora più velenosa nei confronti di Italia Viva: "Capisco che per qualcuno conti il fatturato, meglio se arabo, da consulenza o l'interesse economico e bancario", è il chiaro riferimento a Matteo Renzi. "Per me prevalgono passione, orgoglio e dignità, quindi mi dichiaro assolutamente colpevole di avere difeso l'Italia e gli italiani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.