Processo Open Arms, Salvini tira dritto: "Non mollo e non patteggio"

Il vicepresidente del Consiglio rivendica il suo operato quando era al Viminale: "Ho fatto il mio dovere. Ma qualcuno, non Giorgia, non ha voluto che tornassi a fare il ministro dell'Interno"

Processo Open Arms, Salvini tira dritto: "Non mollo e non patteggio"
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Se difendere i confini dell'Italia è un reato allora Matteo Salvini si dichiara colpevole. Il processo Open Arms va avanti e nelle scorse ore ha fatto assai discutere la richiesta di 6 anni di carcere per l'allora ministro dell'Interno, finito sul banco degli imputati per aver impedito lo sbarco delle 147 persone a bordo della Ong spagnola. La possibilità di finire dietro le sbarre non viene certamente vissuta con spensieratezza, ma il segretario della Lega - intervenuto ai microfoni di Rtl 102.5 per Non Stop News - ha messo le cose in chiaro: "Non ho alcuna intenzione di patteggiare, ho fatto il mio dovere".

Salvini continua a credere nell'assoluzione. Tanto da tirar dritto sulla propria strada confidando, tra l'altro, nel fatto che un giudice possa riconoscere che tutelare i confini del nostro Paese sia un dovere piuttosto che un reato per cui condannare l'esponente di un governo. "Politicamente non mollo di un millimetro", ha scandito a chiare lettere l'attuale vicepresidente del Consiglio. Che ha rivendicato l'operato al Viminale nel corso dell'esecutivo gialloverde, a partire dal crollo degli sbarchi sulle coste italiane.

Non può sfuggire l'elemento di ipocrisia da parte del Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte posava sorridente al fianco di Salvini mostrando alle telecamere il foglio del decreto sulla sicurezza e sull'immigrazione. E Danilo Toninelli in televisione si affrettava a specificare che la linea dura sugli arrivi era il frutto di una sinergia anche con il suo ministero. "Voglio ricordare come Conte e Toninelli fossero entusiasti, ai tempi del blocco degli sbarchi. Toninelli diceva che era merito suo e Conte diceva che eravamo il modello sull'immigrazione", ha infatti ricordato Salvini per smascherare la doppia faccia dei grillini.

Ora il segretario della Lega ricopre il ruolo di vicepresidente del Consiglio e di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. In molti si sarebbero aspettati una sua conferma all'Interno; Salvini ha però spiegato che c'è chi ha alzato le barricate contro il suo ritorno al Viminale: "Qualcuno non ha voluto, non Giorgia, ma qualcuno non ha voluto che tornassi a fare il ministro dell'Interno come lo avevo fatto".

In tutto ciò vi è anche la componente umana. Avere sulle spalle una richiesta di condanna di sei anni "non è una bella cosa, non c'ero abituato". Anche perché diventa complicato fare i conti con le ansie, con le preoccupazioni dei familiari e dei propri cari. "Sono dispiaciuto per i miei figli e la mia famiglia", ha infatti spiegato Salvini.

Che comunque si fa forza con l'ondata di vicinanza e solidarietà mostrata in questi giorni da parte di chi vive come un'ingiustizia "il fatto che una persona venga processata per avere fatto il suo lavoro".

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