"Io non sono una bugiarda". La giornalista aggredita rimette a posto Prodi

La giornalista di Mediaset a Quarta Repubblica racconta il caso Prodi: "Un comportamento maleducato e villano"

"Io non sono una bugiarda". La giornalista aggredita rimette a posto Prodi
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In tutto questo patatrac di Romano Prodi, c’è un dettaglio che forse abbiamo considerato troppo poco. Ovvero la versione di Lavinia Orefici, cioè la giornalista prima un po’ attaccata verbalmente, poi trattata in modo paternalista e infine tirata per i capelli dall’ex premier. Sì, certo. L’inviata di Mediaset aveva ovviamente fornito la sua versione subito dopo i fatti. Però non è stata creduta. Non dal leader dell’Ulivo, che ha smentito goffamente la ricostruzione dei fatti. Non dai vari Massimo Giannini e Gianni Cuperlo che hanno preso per buona la storiella, poco credibile sin da subito, della mano sulla spalla.

Fatta entrare da Nicola Porro nello studio di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici ha ribadito quanto successo quel giorno. “Io stavo seguendo questo evento, ero nel foyer dell’auditorium insieme ad altri giornalisti e poco prima di mezzogiorno entra Prodi”, ha raccontato l’inviata. L’ex premier “si ferma a dare delle risposte ad alcuni giornalisti e lui risponde cortesemente a tutti. Ad un certo punto io pongo la mia domanda, leggo un passaggio del manifesto di Ventotene, di cui tutti parlavano, quindi piena attualità, e chiedo ‘cosa ne pensa’ e ‘se condivide’. La risposta è stata subito aggressiva e quando ho sottolineato un passaggio del manifesto si è avvicinato verso di me tirandomi una ciocca di capelli. Non voglio fare la vittima. Però è stato come un professore tira le orecchie ad un somaro”.

Il punto in realtà è un altro. Ovvero quello che Romano Prodi ha fatto “dopo” la pubblicazione su tutti i giornali del video della sua sgarbata risposta. Ovvero spacciare quella tirata di capelli per il tocco della spalla. “Io non sono una bugiarda quindi ho raccontato un fatto perché è successo”, si innervosisce la giornalista, che di fatto è stata spacciata per una che dice frottole chissà per quale motivo. “Io ho posto una domanda con educazione e non sono abituata a ricevere in cambio un comportamento così maleducato e villano. Lavoro da molti anni e non mi è mai successo”. Ovviamente nessuno ha mai osato sfiorarla: “Io mi sono approcciata con rispetto e avrei voluto lo stesso”. Semplice semplice. Anche perché "la mia domanda è stata ‘cosa ne pensa’ e ‘se condivide’. Se noi giornalisti non possiamo più porre una domanda del genere, allora è morto il mestiere”.

C’è poi tutto il filone della mancata solidarietà.

A differenza di quanto successo in passato (vedi il caso Francesca Nava con Giuseppe Conte oppure Valerio Lo Muzio con Matteo Salvini) nessuno si è mosso per fornire un minimo di sostegno alla collega maltrattata. “Qualcuno è stato molto carino con me, miei conoscenti e amici. Però ho visto anche atteggiamenti che hanno messo in dubbio la mia parola. Ma io non dico bugie. E c’è un video che prova tutto”.

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