L’ira di Confalonieri: Passera fa demagogia sulle frequenze tv

Il presidente Mediaset sul "beauty contest". Caos alla Rai dopo lo show di Celentano al Festival

L’ira di Confalonieri:  Passera fa demagogia  sulle frequenze tv

La Tv sempre al centro delle guerre. Ieri si sono riaperti due fronti. Da una parte il presidente Mediaset Fedele Confalonieri che è andato giù duro contro il ministro Passera sulla questione del «Beauty contest», l’assegnazione delle ultime frequenze del digitale terrestre rimaste libere. Dall’altra, il tentativo di far fuori il direttore di Raiuno Mauro Mazza, dopo il caso Celentano a Sanremo, attuato dai centristi e dagli ambienti cattolici nella persona del consigliere Rodolfo De Laurentiis.

Cominciamo dal primo punto. «Il Beauty contest sospeso è frutto di una campagna demagogica che si riassume in quello che ha detto Passera. E cioè “se taglio le pensioni alla vecchietta come faccio a regalare delle frequenze?”». Lo ha detto Confalonieri durante il convegno organizzato da «Vedrò», ricordando che «l’azienda ha investito un miliardo nelle frequenze senza avere nessun regalo». Il presidente di Mediaset ha ricordato come il beauty contest sia stato avviato per ottemperare a una procedura d’infrazione dell’Unione europea. «Mi chiedo come farà ora Passera a convincere l’Europa del rispetto dei criteri».

In viale Mazzini, invece, è cominciato il regolamento dei conti dopo le invettive del Molleggiato contro Avvenire a Famiglia cristiana al Festival. Improbabile che, in periodo di scadenza del consiglio di amministrazione, si riesca effettivamente ad arrivare alle dimissioni del direttore del primo canale. Però le procedure sono avviate. Il compito se l’è assunto il consigliere più vicino agli ambienti cattolici (come il direttore generale Lorenza Lei, la più infuriata e danneggiata per le invettive celentanesche), ma quasi tutti i colleghi si sono espressi in maniera negativa sulla gestione del Festival. Posizioni che però non si tradurranno tutte in voti contro Mazza. Il direttore di Raiuno, chiamato in consiglio, ha ribadito che la firma sotto il contratto di Celentano non è la sua, in sostanza chiamando (giustamente) in «correità» tutti i vertici aziendali. Al termine dell’audizione, De Laurentiis ha consegnato nelle mani del presidente Garimberti un ordine del giorno in cui si chiede di rivedere l’assetto organizzativo di Raiuno.

L’odg sarà messo ai voti nel cda della settimana prossima. Si andrà alla conta: De Laurentis (Udc), Van Straten (centrosinistra) e Garimberti favorevoli alle dimissioni di Mazza; Verro, Gorla e Rositani (vicini al Pdl) probabilmente no (il centrodestra nelle persone di Gasparri e Cicchitto si è schierato a difesa di Mazza). L’ago della bilancia sarà la leghista Bianchi Clerici. Nel caso l’odg venisse approvato, la palla passerebbe al direttore generale che potrebbe avanzare una proposta per il cambio di direzione. E chi potrebbe sostituire Mazza? Nell’era dei governi tecnici, il candidato più gettonato è Angelo Teodoli, manager cresciuto in Rai, attuale responsabile dei palinsesti, già vice direttore vicario di Raiuno. Insomma, un vero tecnico, ma anche in tempi di crisi la politica non molla la Tv pubblica.

Il fatto è che l’attuale cda scade a fine marzo. Dunque, probabile che la scelta venga rinviata al prossimo consiglio, se, come e quando sarà designato (si attende il varo della mini riforma annunciata da Monti).

La questione ieri è stata discussa anche in commissione di vigilanza. «Il sermone di Celentano è stato inutile e inopportuno», ha ribadito il dg, facendo rilevare però che «gli introiti pubblicitari di Sanremo sono stati superiori del 7%». Parole che hanno fatto infuriare il Clan.

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