Guai a provocare Massimo D'Alema. Lo storico esponente della sinistra non ha mai infatti gradito particolarmente le domande e le discussioni scomode o comunque urticanti, soprattutto quando va nei talk show televisivi. Dell'insofferenza nei confronti dei giornalisti già in passato ne aveva dovuto fare le "spese" Alessandro Sallusti, vittima di pesanti insulti rivoltigli dal "Líder Maximo" in una puntata di Ballarò del 2010 dove si stava discutendo di scandali legati alle case dei politici ("Ma vada a farsi fot...e, lei è un bugiardo e un mascalzone", furono le offese pronunciate dall'ex presidente del Consiglio). Qualche anno più tardi - nel 2017 - era toccato anche a Marco Damilano, allora vicedirettore de L'Espresso.
Nella puntata del 2 giugno di Piazzapulita di sette anni fa si sta discutendo del futuro del centrosinistra. Matteo Renzi aveva perso da pochi mesi il referendum costituzionale sulla sua riforma del Senato e del Titolo V e si era dimesso da presidente del Consiglio, pur rimanendo comunque segretario nazionale del Partito Democratico. Alla componente bersaniana e speranziana del movimento dem non era andata per niente bene quella continuità della classe dirigente al Nazareno e aveva optato per una scissione in quello che poi sarebbe diventato "Liberi e Uguali". Così Damilano prova a fare un esercizio di memoria politica su quello che era stato il cerchio magico di D'Alema quando era premier alla fine degli anni '90.
Tuttavia già l'esordio nell'intervista one to one davanti a Corrado Formigli irrita non poco l'ex segretario del Pds quando il giornalista gli ricorda del think tank creato circa trent'anni fa: un gruppo che poteva vantare personaggi come Fabrizio Rondolino, Claudio Velardi, Matteo Orfini: "Tutta gente che oggi è diventata renziana - gli ricorda Damilano -. Non si sente un po' responsabile per aver creato politicamente Matteo Renzi?". D'Alema tiene la barra salda e risponde solamente un po' piccato: "Per questo lo combatto tutti i giorni, per rimediare all'errore fatto". Poi, si arriva alle scintille su un episodio in particolare e a causa di un paragone per niente digerito D'Alema.
L'attuale conduttore de "Il Cavallo e la Torre" afferma che il dirigente di sinistra "ha ucciso l'Ulivo. Lo ha detto anche Renzi alla direzione". "Appunto e lei ripete come un pappagallo una stupidata colossale", risponde D'Alema, il quale poi va a muso durissimo sull'accusa di avere fatto cadere il governo Prodi, quando Damilano racconta: "Io ero cronista nel 1998 e me lo ricordo quando lei disse a Prodi 'Romano, stai sereno'...". D'Alema a quel punto perde le staffe: "Lei è uno stupido. Perché io cercai di salvare quel governo, come è noto, e chi lo fece cadere fu Bertinotti".
Cala il gelo nello studio, in qualche modo stemperato qualche minuto dopo dalle parziali scuse dell'ex capo del governo: "Mi spiace di averla tratta in modo inappropriato ma lei è un conservatore di leggende del passato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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