L'Italia ai tempi della crisi ora si attacca ai francoboli

In barba alle nuove tecnologie sono un bene rifugio che rivela l’anima nascosta di un popolo. Insospettabile

L'Italia ai tempi della crisi ora si attacca ai francoboli

Code così, ormai, se ne vedono per trovare un posto dentro la casa del Grande Fratello, oppure quando viene messo in vendita il nuovo tablet. Mai avrei immaginato simili assembramenti per un francobollo. Eppure la storia è proprio questa, pronta per essere studiata in laboratorio dai sociologi moderni, se soltanto riescono ad alzare la testa dai social-network, considerati ormai unica forma di aspirazione e di espressione umane: in quest'ultimo week-end, uno dei padiglioni rimasti in piedi della vecchia Fiera milanese è letteralmente invaso dalla tribù dei filatelici. La definierei proprio tribù perché di questi tempi ha tutta l'aria della riserva indiana, accerchiata dalla modernità e dai nuovi costumi. I numeri però non sono esattamente da specie in via di estinzione: l'Italia conta più di 500mila collezionisti, quasi tutti iscritti ai 300 circoli sparsi equamente in grandi città e piccoli villaggi.
Popolazione patetica e obsoleta? Gente fuori dal tempo e fuori dalla realtà? Certo nel settore degli hobby il francobollo accusa una certa concorrenza, soprattutto a livello giovanile. Ma nella sua intramontabilità, la passione del collezionista è riuscita a non farsi schiacciare dai nuovi totem informatici: piuttosto, se n'è subito servita. Internet è ormai una grande piazza mondiale, dove i filatelici dei diversi continenti scambiano pezzi e informazioni in tempo reale. Non c'è un solo francobollo, in qualunque angolo del pianeta, che possa sfuggire alla curiosità del più sperduto collezionista, nel più lontano centro abitato. Tuttavia, lo dicono loro per primi, un conto è vedere i francobolli al computer, un altro conto è vederli, annusarli, contemplarli a mezzo metro dal naso. É questo il vero arcano che sta dietro l'incredibile successo di «Milanofil», arrivato alla 25esima edizione: «Lei può vedere la Gioconda sul suo schermo quando vuole - mi racconta Marco Occhipinti, 39 anni, romano, responsabile della rassegna, nella vita dirigente di un sito d'aste filateliche on-line -, ma ogni giorno ci sono migliaia di persone che stanno in coda al Louvre per gustarsela estaticamente. É la stessa cosa: qui il collezionista si gode il sortilegio del francobollo, direttamente, con il cuore che palpita...».
Scopro che Milano non è l'unico appuntamento: in autunno ce n'è sempre uno analogo a Roma. E comunque ogni mese, in forma più ridotta, se ne conta una quindicina nelle varie contrade d'Italia. La gente arriva sul posto e trova gli stand commerciali dei grandi venditori, da Bolaffi in giù, nonché mostre dei singoli collezionisti. Ogni anno si corre anche per il campionato italiano: oggi Milano proclamerà il nuovo vincitore della categoria cadetti, scelto da qualificata giuria tra un'ottantina di sfidanti. Il fascino sta nel fatto che questi cadetti sono i meno esperti e i meno professionali, ma arrivano alla finale solo dopo una serie di selezioni locali. Luigi Loretoni propone «La posta a Narni nel 18esimo secolo». Urania Giorgianni il tema «Pattinando». La scuola media Umberto I° di Lanciano gareggia con «Il senso religioso di Manzoni». Giuseppe Salvatore con «L'industria del cioccolato». Nella collezione «Catastrofico terremoto in Friuli», di Alfio Fiorini, vedo una cartolina diretta a Salerno con questa scritta: «Non vi dovete preoccupare di niente: ci è andata abbastanza bene». Gigetto»...
Io nella vita sono già collezionista di gioie e di dolori, non ho tempo e voglia di collezionare altro: ma tra queste esposizioni comincio umilmente a cogliere il senso di tanta passione. É come salire sulla macchina del tempo e viaggiare nella storia, attraverso questi frammenti colorati che negli anni hanno fissato tutto, dalle catastrofi alle vittorie sportive, dalla moda alle guerre, dall'architettura alla gastronomia (oggi ultima emissione delle poste italiane: quindici francobolli sui nostri vini Docg, lungo viaggio dal Cannellino di Frascati al Moscato di Scanzo).
«Il fascino dei francobolli - conferma lo stesso Occhipinti, che pazientemente mi fa da Beatrice nel suo Paradiso - sta tutto nella forza storica, che come i documenti ufficiali rappresentano i passagi, grandi e piccoli, della nostra vita». Ma ci si può svenare, per questa insana passione? «La cosa veramente importante è divertirsi. Chiunque può farsi la sua collezione e raccontare una storia con un centinaio di euro. Certo, i francobolli stanno diventando anche un bene rifugio e un ottimo investimento, con tutto il pericolo di falsi e truffe sempre in agguato. Recentemente hanno venduto all'asta un "3 skilling giallo di Svezia" per due milioni e mezzo di euro. Da noi è famoso il Gronchi rosa, che dalle 205 lire del 1961 vale adesso 4.000 euro, per via del difetto scoperto in fase di distribuzione: sbagliarono i confini del Perù, quando se ne accorsero e bruciarono tutto ne avevano già venduti 6.000. Chi ne ha, fa buoni affari».
Aggirandomi tra i visitatori vedo all'opera un'Italia antica, che però sembra nuova. E' la riserva indiana che ancora coltiva passioni e vive la sua dimensione romantica, fuori dai consumismi furibondi e dalle mode cialtrone. Ritmo lento e toni bassi, quasi religiosi. Coppie distinte, famiglie col passeggino, anziani dal baffo curato e tanto profumo di colonia. «Vengo da Lecce - mi racconta orgoglioso un infermiere diplomato di mezza età -: ho ereditato la passione e i primi francobolli dal papà, che oggi non c'è più. Questo viaggio annuale è la mia vacanza».


In queste stesse ore, un'altra Italia molto simile va in estasi visitando i tesori artistici riaperti dal Fai. Dannazione, è un fine settimana che riconcilia con i nostri tempi: l'Italia non è tutta accatastata negli outlet. Non è solo quella. C'è dell'altro, su col morale.

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