L'ultima carica di odio contro l'ombra del Cav: sfregiare la memoria

Torna sulla scena Rosy Bindi e stigmatizza la scelta del lutto nazionale: «Ha diviso il Paese». Il rettore Tomaso Montanari si rifiuta di lasciare le bandiere a mezz’asta nella sua università. C’è voglia di protagonismo In questo caso vale per tutti la risposta di Matteo Renzi: «È quello che prevede la legge per gli ex capi di governo»

Un primo piano di Tomaso Montanari
Un primo piano di Tomaso Montanari

In vita hanno provato in tutti i modi a delegittimarlo, attaccarlo politicamente, mediaticamente e da un punto di vista giudiziario senza riuscire a piegare Silvio Berlusconi, ora provano a screditarlo da morto consapevoli che non potrà difendersi. Il tentativo a cui stiamo assistendo nelle ultime ore è una damnatio memoriae nei suoi confronti infangandone il ricordo. Così, in un rigurgito di antiberlusconismo, figure da tempo scomparse dai riflettori, altre in cerca del quarto d’ora di celebrità, altre ancora animate da un sentimento di rivalsa, si sono distinte per dichiarazioni negative e fuori luogo. Su tutti l’ex parlamentare del Pd Rosy Bindi che ha puntato il dito contro la decisione di indire il lutto nazionale per la morte di Berlusconi: «penso che il lutto nazionale si debba riservare a persone che hanno unito il Paese, non che lo hanno diviso. Il lutto nazionale per un presidente del Consiglio che è stato tanto amato, che è stato seduttivo per una parte di Italia ma che è stato divisivo per questioni fondamentali, il rispetto della Costituzione, il rispetto delle donne. Perché il lutto nazionale? Perché le bandiere a mezz’asta? Poi il Parlamento che si ferma, siamo in una fase di santificazione che credo non faccia bene all’Italia, il berlusconismo va elaborato». La scelta di celebrare il lutto nazionale ha suscitato la contrarietà anche di Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena che ha dichiarato non calerà a mezz’asta le bandiere dell’Ateneo come impone il protocollo: «mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano. Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università». La storia in questione è quella di Berlusconi e la sua opinione sul Cavaliere Montanari l’ha espressa con parole al veleno: «naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione». A stretto giro è arrivata la risposta di Matteo Renzi che ha sottolineato come Montanari abbia “deciso di non seguire una legge dello Stato”: «C’è una legge in questo Paese che prevede che per gli ex presidenti del Consiglio che muoiono ci sia il funerale di Stato. Poi uno può dire cambiamo il regolamento, ma non è che l'abbiano fatto per Berlusconi. Montanari che con la legge ha un rapporto complicato, perché decide di seguirla solo quando gli fa comodo». Non perde l'occasione per intervenire anche l’ex pm ed ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo che si occupò delle indagini a carico del fondatore di Forza Italia nei casi Mills e Mediaset riferendosi al comunicato dell'Unione delle Camere penali in cui si esprimeva «cordoglio» per la scomparsa del Cavaliere: «Per riportare i fatti ad un principio di verità Berlusconi non è stato condannato per elusione fiscale, che rappresenta un semplice aggiramento delle norme mediante modalità legali, ma per frode fiscale, che costituisce un’ipotesi di reato grave». Dagli ex pm alle influencer, la morte di Berlusconi è per alcuni l’occasione per far (s)parlare di sé come nel caso di Giorgia Soleri diventata nota per essere la fidanzata di Damiano dei Maneskin che ha postato la foto del Cavaliere corredata dalla didascalia «L’uomo che ha distrutto il Paese» per poi cancellare il post. Molto più duro è stato il rapper Gemitaiz: «Ricordiamo bene cosa ha rappresentato Silvio Berlusconi: uno dei più veementi promotori negli ultimi 30 anni delle peggiori politiche antipopolari, di guerre, privatizzazioni, liberalizzazioni e tagli alla spesa sociale. un curriculum fatto quindi di sfruttamento, leggi ad personam, accuse di corruzione, evasione fiscale, rapporti con la criminalità organizzata e lotta contro i diritti e le condizioni di vita degli strati popolari. Non lo piangeremo». Poche ore dopo, resosi conto che era troppo anche per lui, ha fatto una parziale marcia indietro. A Genova e Piacenza invece alcuni consiglieri municipali e comunali di sinistra hanno abbandonato l’aula durante il minuto di silenzio dedicato a Berlusconi, mentre a Sesto Fiorentino il sindaco di Sinistra Italiana Lorenzo Falchi ha contestato la decisione del lutto nazionale: “mi sono assunto la responsabilità di limitare l’esposizione delle bandiere a mezz’asta alla sola giornata di domani, in concomitanza con lo svolgimento dei funerali di Stato, riconosciuti agli ex Presidenti del Consiglio. La decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri in merito all’indizione del lutto nazionale è del tutto inusuale e inappropriata, frutto di valutazioni squisitamente politiche”. Anche il virologo Andrea Crisanti, senatore del Pd, afferma: «Non posso non esprimere la mia ferma contrarietà ai funerali di Stato, che ritengo inopportuni, così come al lutto nazionale per il nostro ex presidente del Consiglio» - aggiungendo «Berlusconi è stato un uomo politico che ha ricoperto importanti ruoli istituzionali e condizionato la vita politica dell’Italia. Ma non dobbiamo dimenticare che alcune sue azioni non hanno avuto alcun rispetto per lo Stato che rappresentava». Sulla stessa falsariga i suoi colleghi di partito Paolo Romano, consigliere regionale del Pd in Lombardia, ed Eleonora Mattia, consigliere regionale nel Lazio, che si sono espressi contro le esequie di stato, in particolare Romano ha scritto: “Presidente Meloni, questo lutto nazionale non è in mio nome. Condannato per frode fiscale, intrattenne accordi economici con Cosa Nostra, fece votare al Parlamento italiano che “Ruby” fosse la nipote del presidente egiziano rendendoci ridicoli in Europa e nel mondo per sue questioni private. Chi è? è Silvio Berlusconi, il primo ex presidente del Consiglio, non presidente della Repubblica, nella storia del nostro Paese per il quale è stato dichiarato lutto nazionale». Per Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, invece: «la decisione del governo di dichiarare il lutto nazionale è un atto di prepotenza che offende tante italiane e italiani». Come se già non bastassero dichiarazioni e prese di posizione fuori luogo, anche la partecipazione al Funerale di Stato diventa un argomento di discussione con la notizia diffusa da fonti interne al Movimento Cinque Stelle che il leader grillino Giuseppe Conte non parteciperà alle esequie. Anche il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e dei Verdi Angelo Bonelli hanno annunciato che, pur essendo a Milano per l'iniziativa «Sociale è Ambientale – Sinistra Italiana in Festa», non andranno al funerale al Duomo di Milano.

Profili, luoghi, situazioni, personalità diverse ma tutte accomunate da un comune sentimento di negare il giusto e doveroso riconoscimento a Silvio Berlusconi che, piaccia o meno, ha cambiato la storia d'Italia. Mai come in questo caso un bel tacer non fu mai scritto.

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