Pubblichiamo il testo integrale del videomessaggio inviato ieri dal premier Silvio Berlusconi ai Promotori della Libertà,l’organizzazione presieduta dal ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, leader dell’ala movimentista del Popolo della libertà. Dai rapporti con Fede e Mora alla verità sulle serate ad Arcore, ecco come il Cav replica alle accuse dei pm di Milano.
Cari amici,
alcuni noti pm della procura di Milano hanno effettuato una gravissima intromissione nella mia vita privata, effettuando una inaccettabile schedatura dei miei ospiti nella casa di Arcore,con l’individuazione di tutti i loro numeri telefonici, hanno messo sotto controllo per diversi mesi i loro telefoni, hanno adottato un atteggiamento discriminatorio e umiliante nei confronti di persone che non hanno alcuna responsabilità se non quella di essere state mie ospiti e di portarmi amicizia e affetto.
LA GIUSTIZIA POLITICIZZATA
Ancora una volta la giustizia è stata piegata a finalità di carattere
politico, con una volontà chiaramente persecutoria nei miei confronti. A
questi pubblici ministeri non è evidentemente piaciuto il voto di
fiducia del 14 dicembre tanto che, subito dopo, mi hanno iscritto nel
registro degli indagati. A quegli stessi pm non è piaciuta nemmeno la
decisione della Corte Costituzionale al punto che, il giorno
successivo alla sentenza della consulta, con una tempistica perfetta,
hanno reso pubbliche le loro indagini.
Ed è gravissimo ed è inaccettabile che, trascorsi 15 giorni, non
abbiano mandato gli atti di queste indagini al Tribunale dei Ministri
come prescrive la legge.
È gravissimo, inoltre, che abbiano tentato di accedere ai locali della
mia segreteria politica, per ricercare poi chissà cosa, visto che
sostengono di avere prove così evidenti da poter richiedere
addirittura il giudizio immediato.
ACCUSE RIDICOLE
In realtà, le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono
totalmente infondate e addirittura risibili. Il dirigente della polizia
che sarebbe stato «concusso » nega di esserlo mai stato, e la persona
minorenne nega di aver mai avuto avances né tantomeno rapporti
sessuali e afferma di essersi presentata a tutti come ventiquattrenne,
fatto avvalorato da numerosissime testimonianze.
La mia vita di imprenditore mi ha insegnato quanto sia difficile
affermarsi per una persona giovane, soprattutto agli inizi, perciò,
quando posso cerco di aiutare chi ha bisogno.
In particolare, conosco il mondo dello spettacolo e so cosa vuol dire e
cosa succede a chi cerca di lavorare in quell’ambiente.
MAI PAGATO PER UNA DONNA
Nel corso della mia vita ho dato lavoro a decine di migliaia di persone
e ne ho aiutate a centinaia. «Mai» in cambio di qualcosa se non della
gratitudine, dell’amicizia e dell’affetto. E continuerò a farlo. È
assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una
donna. È una cosa che non mi è mai successa neanche una sola volta nella
vita. È una cosa che considererei degradante per la mia dignità.
A me piace stare con i giovani, mi piace ascoltare i giovani, mi piace
circondarmi di giovani. Alcune di queste persone le conosco da diversi
anni, altre da meno tempo, ma di molte conosco la situazione di
disagio e di difficoltà economica. Le ho aiutate in certe occasioni e
sono orgoglioso di averlo fatto. Ho dato spesso incarico ai miei
collaboratori di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per
l’educazione dei loro figli. Non c’è mai stata, lo ripeto, «mai»
alcuna correlazione fra denaro e prestazioni sessuali.
LE VITTIME DEL FANGO
Ancora: sono destituite di ogni fondamento le accuse a Emilio Fede, a
Lele Mora, e a Nicole Minetti. Emilio Fede è un amico carissimo da
sempre. Lele Mora lo conosco da molti anni per il suo eccellente lavoro
a Mediaset. L’ho aiutato in un momento di grande difficoltà economica
e di salute e sono orgoglioso di averlo fatto. So che, quando potrà,
mi restituirà quanto gli ho prestato. Nicole Minetti è una giovane
donna brava e preparata che sta pagando ingiustamente il suo volersi
impegnare in politica.
LA PRIVACY CALPESTATA
In un paese libero e democratico è inaccettabile che la Procura faccia
in modo che vengano divulgati frammenti di telefonate private di tutte
queste persone che hanno osato venire a casa mia.
Tra l’altro accade spesso, come è noto a tutti, che quando si parla al
telefono si usino toni e modi diversi rispetto al dialogo diretto tra
persone.
Certe frasi, pronunciate in tono magari scherzoso, sono completamente
diverse quando vengono lette sulla stampa nelle trascrizioni. E poi
molto spesso nelle conversazioni private, tra amici, ci si vanta
magari per gioco di cose mai accadute o si danno giudizi superficiali
per amore della battuta. E in più è inaccettabile che si facciano delle
perquisizioni con metodi intimidatori nelle case di queste persone
ospiti, sequestrando di tutto e di più, conducendole poi per un intero
giorno in questura alla stregua di malfattori e per di più impiegando
in queste operazioni più di cento uomini, un impegno di forze degno di
una retata contro un’organizzazione mafiosa.
È gravissima, è inaccettabile, è contro la legge, questa intromissione
nella vita privata delle persone.
Perché quello che i cittadini di una libera democrazia fanno nelle mura
domestiche riguarda solo loro. Questo è un principio valido per tutti
e deve valere anche per me.
LE SERE AD ARCORE
Del resto nessuno può essere rimasto turbato da quelle serate perché
tutto si è sempre svolto all’insegna della più assoluta eleganza, del
più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna, nessuna
implicazione sessuale.
Tutti i partecipanti a quelle serate hanno rilasciato al riguardo
dichiarazioni inequivocabili.
Del resto io, da quando mi sono separato, ma non avrei mai voluto dirlo
per non esporla mediaticamente, ho avuto uno stabile rapporto di
affetto con una persona che ovviamente era assai spesso con me anche in
quelle serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero a
cena, o nei dopo cena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno
ipotizzato.
In conclusione, non si può andare avanti così.
Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è
sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni.
DEMOCRAZIA A RISCHIO
Non è un Paese libero quello in cui alcuni magistrati conducono delle
battaglie politiche usando illegittimamente i loro poteri contro chi è
stato democraticamente chiamato a ricoprire cariche pubbliche.
Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può
commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne
rendere conto.
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