Le mie lacrime (di coccodrillo) per "Radio Belva"

"La ragione fondamentale della chiusura del programma credo sia stato il basso ascolto, che, semmai, io, con i picchi delle mie ire funeste, ho contribuito a tenere meno basso"

Le mie lacrime (di coccodrillo) per "Radio Belva"

A distanza di una settimana dal mio scandaloso comportamento televisivo a Radio Belva, rifletto: com'è un coccodrillo che piange?
Eccolo. Dopo la mia durissima reazione contro i due conduttori, antichi amici e, in qualche misura, allievi, ho provato sin da subito una sensazione controversa e contraddittoria. Normalmente sono soddisfatto delle mie ragioni e delle mie reazioni. Questa volta no. Mi dispiaceva per me, per il mio essere ricaduto nel tipo di autore dell'aggressivo violento; ma anche per loro: per avergli rovinato la festa, il debutto televisivo (dopo aver avuto entrambi precedenti esperienze non particolarmente felici).
Prima del mio sfogo alcune parti della trasmissione mi erano anche piaciute. Avevo ascoltato con ammirazione Paolo Villaggio, sobrio, intelligente, coraggioso. E, anzi, lo avevo invidiato. Al di là dell'ascolto, l'intervista era riuscita per quello che io ho rimproverato loro di non aver avuto nei miei confronti: il rispetto. Che consente di esprimere opinioni anche forti e polemiche su questioni che non riguardano fatti personali, pettegolezzi, insinuazioni più o meno malevole. Questo, che è toccato anche ad Alba Parietti, mi ha fatto scattare.

Nonostante la mia dichiarazione finale («spero che Radio Belva termini per sempre»), il mio obiettivo non era farli chiudere. E credo che io ci abbia messo un carico; ma la ragione fondamentale sia stato il basso ascolto, che, semmai, io, con i picchi delle mie ire funeste, ho contribuito a tenere meno basso. Ma basso fu.
E, in ogni caso, non si deve dimenticare che, sia pure con il mio consenso, anche la mia trasmissione su Raiuno (che arrivò quasi al 9%) fu chiusa dopo la prima puntata. Un destino. Questi i fatti.
Poi io credo che i dirigenti Mediaset, il cattolicissimo Feiles direttore di Rete4 e lo scafatissimo Maurizio Crippa, capo della Stasi berlusconiana, intelligente e di sinistra anche quando sta a destra, siano stati severi e ingenerosi non consentendo a Cruciani e a Parenzo una seconda puntata, magari in differita, con tempi lunghi e code bislacche che potevano poi essere trattati e arrangiati in post produzione. Una seconda puntata per vedere se il basso ascolto fosse dovuto al trash o a una misura sproporzionata rispetto al pubblico o alla rete.

Io ho ammirato (e mi sono sempre sinceramente divertito) la conduzione de La Zanzara, soprattutto nell'ultimo anno, e credo che la sua trasposizione televisiva avrebbe potuto avere analogo successo, anche per la brutalità di Cruciani e per il conformismo politicamente corretto di Parenzo. A guardare i risultati, si sarebbe potuto pensare di mandare avanti una coppia collaudata come Sgarbi-Parietti per una scanzonata conduzione, meno irriverente e magari altrettanto narcisistica, e tenere in un angolo, con cuffie, le due «zanzare», a fare esattamente quello che fanno alla Radio, come in una candid camera. Una ipotesi.
Certamente, travolti da se stessi e da me, Cruciani e Parenzo non potranno sperimentare nuovi equilibri, dopo il circo nel quale hanno trovato qualche animale non addomesticabile e una bestia feroce che li ha azzannati.
Quando ho reagito l'ho fatto, alla luce della mia attuale difficoltà di arrabbiarmi, perché non volevo essere un animale del loro circo, per di più non pagato (spero che anche loro non lo siano stati), e non ero quindi disponibile a essere mortificato dalla loro arroganza in nome dell'antica amicizia.

Ho esagerato. Me ne pento e non me ne pento. Non avrei potuto fare altro. Posso solo dar loro il conforto del commento di una spettatrice imperturbabile, che non si è scandalizzata, che non ci ha presi sul serio, che non ha sentenziato, come Feiles e Crippa, e che forse si è perfino divertita: la sexy star Vittoria Risi: «Ciao Vittorio, ti ho visto ieri su Rete4, piacerebbe anche a me accompagnarti da quei due buontemponi! Pensi di tornare? Un bacio».


Cara Vittoria, in qualche luogo divertente tornerò, torneremo; non lì. I due buontemponi sono tristi perché io sono stato cattivo, e loro sono senza rete. Sanno che se lo sono meritato. Ma io non avrei voluto mangiarli. Tuo coccodrillo.
press@vittoriosgarbi.it

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