Milano, la città dove tutto è vietato

Milano guarda al futuro ed è sempre un passo avanti

Milano, la città dove tutto è vietato
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Milano guarda al futuro ed è sempre un passo avanti. Una locomotiva veloce che si porta appresso i vagoni di un Paese che va a rimorchio: dal lavoro allo studio, dagli affari alla moda, se si vuol far parte dei «giri» che contano bisogna fermarsi da queste parti. Funziona così. Una città sempre un passo avanti perché nella storia ha sempre precorso i tempi, innovativa e audace, capace di investire e di rischiare. Insomma, una città dove tutto o quasi si può fare, basta crederci e basta provarci. Dove chiunque può giocarsi la propria chance, in una versione rivista e corretta dell'american dream in salsa meneghina. Così da sempre, ma ora un po' meno perché negli anni sta diventando la capitale dei divieti, delle mille gabelle, delle multe. C'è un dato che colpisce, anche se non è nuovo. Lo scorso anno, secondo un report realizzato da Facile.it su dati del Siope, il Sistema Informativo sulle Operazioni degli Enti Pubblici, Milano ha incassato più di 147 milioni dalle contravvenzioni per violazioni delle norme del Codice della Strada. È la prima città in questa classifica, meglio (si fa per dire) di Roma e Firenze: anche qui un passo avanti. Chiarito che è sacrosanto che chi viola il codice della strada venga punito, la riflessione è un'altra. Negli ultimi anni la città dove tutto si può fare si sta lentamente trasformando in quella dove quasi più niente si può fare. Ad esempio non si può quasi più circolare in auto, o, meglio, si può ma solo con quelle elettriche, ibride o «green» che costano un occhio della testa. E chi non può permettersele, grazie ai divieti di Area C e B va a piedi o in bici, se ne è capace. Non si può più posteggiare liberamente ormai da nessuna parte. Non in centro (giusto), ma neppure nei quartieri più lontani o in periferia tutti ormai allegramente dipinti con le strisce blu a pagamento. Non solo. Non si può più neppure lasciare l'auto nei parcheggi di periferia vicino alle fermate del metrò perché si paga anche lì, quindi tanto vale.

E poi non si potrà più bere per strada dopo la mezzanotte, non si potrà più fumare ai giardinetti, non si potrà più neppure circolare con moto e motorini di qualche anno fa... Tutti verbi coniugati al futuro, tempo perfetto per una città che guarda avanti. O forse no?

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