Dal 1992 fino ad oggi, la guerra dei trent’anni tra politica e magistratura riesce a influenzare, più o meno marcatamente, ogni singola legislatura. Nessuna esclusa. Il governo presieduto da Giorgia Meloni, purtroppo, non è l’eccezione alla regola. Lo scontro verbale tra Palazzo Chigi e l’associazione nazionale magistrati, acuito dalle tre vicende giudiziarie che coinvolgono altrettanti esponenti di governo, non è destinato a placarsi. I metodi, però, sono diametralmente opposti. Mentre il premier Meloni prova a moderare i toni e smussare gli angoli, l’Anm, per voce del suo presidente Giuseppe Santalucia, continua a rovesciare benzina sul fuoco.
Le parole di Meloni
Ieri pomeriggio, concluso il summit Nato di Vilnius, da parte del premier italiano sono arrivate parole chiare e distensive nei confronti delle toghe.“Non c’è alcun conflitto con la magistratura”, ha assicurato Giorgia Meloni rispondendo alle domande di politica interna dei cronisti. “Chi confida nel ritorno dello scontro tra politica e magistratura – ha spiegato Meloni – rimarrà deluso”.
Le polemiche rimangono, i comunicati firmati “fonti di Palazzo Chigi” sono rivendicati dal premier ma, allo stesso tempo, dei toni accessi delle scorse settimane non ve n’è traccia. La strategia di Giorgia Meloni e del suo governo è altrettanto chiara. Da un lato evitare lo scontro frontale con la magistratura, dall’altro portare avanti prima e seconda tranche della riforma della giustizia targata Nordio.
L'Anm attacca il governo
Una riforma che non è vista di buon occhio dall’Associazione nazionale magistrati e, soprattutto, dal suo presidente Giuseppe Santalucia. La moderazione è una parola sconosciuta nel dizionario delle toghe che, anche questa volta, si dimostrano più interessate a scontarsi politicamente con il premier invece che discutere nel merito i correttivi sulla giustizia e dare il proprio contributo al cantiere delle riforme. Il presidente dell’Anm, incalzato da La Stampa, non riesce a contenersi: “Le ferite restano profonde – esordisce Santalucia – perché con una nota anonima si è accusata la magistratura di collusione sovversiva con una fazione politica”. Poi, solo in parte, prova a correggere il tiro: “Colgo nelle parole della premier – continua – anche incoraggianti spunti di dialogo”.
Per il resto, nelle parole del presidente Santalucia, prevalgono ideologia e scarsa propensione al dialogo. Bocciata una ipotetica separazione delle carriere, il presidente Santalucia attacca direttamente l’inquilina di Palazzo Chigi:“L’imputazione coatta diventa un’anomalia solo oggi, perché si esercita su un esponente politico. Per trent’anni di questo istituto non si è lamentato nessuno”. Il segretario generale dell’associazione, Salvatore Casciaro, è dello stesso avviso. L’imputazione coatta del Gip sul caso Delmastro, secondo il segretario dell’Anm, è “un doveroso atto di controllo, non certo anomalo”.
E torna l’accusa al governo di centrodestra:“Attribuirgli valenza politica – spiega Casciaro – è stato secondo noi non corretto e capace di influenzare la fiducia dei cittadini nella giustizia”. Il dialogo tra politica e magistratura continua.
Ripescando metaforicamente una celebre locuzione latina, “est modus in rebus”, Giorgia Meloni richiama le toghe alla moderazione e al senso della misura. Dall’altra parte, al contrario, l’associazione nazionale magistrati continua a soffiare sul fuoco delle polemiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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