"Nessuna alleanza strutturale". Per non sparire, Conte allontana il Pd

Alla vigilia delle amministrative Conte torna a smarcarsi dal Pd. "Noi automoni rispetto a loro". Lontani i tempi delle amorose corrispondenze progressiste. Per non sparire i 5s provare a fare da sé

"Nessuna alleanza strutturale". Per non sparire, Conte allontana il Pd
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Giù il pedale del freno: Giuseppe Conte ha inchiodato di colpo. Dopo le progressive frenate delle scorse settimane, il presidente del Movimento Cinque Stelle è passato a una mossa più decisa, arrestando la propria corsa verso il sodalizio coi dem. "L'ho già detto: non è in agenda, non è sul tavolo un'alleanza strutturale con il Pd", ha affermato l'ex premier ad Altamura (Bari), rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano delle alleanze a macchia di leopardo strette coi piddini in vista delle prossime amministrative. Quasi a voler sgomberare il campo da chiacchiericci in tal senso, Giuseppi ha quindi escluso l'ipotesi di un accordo totale coi dem, ribadendo le differenze tra questi ultimi e i grillini.

"Noi siamo un partito che esprime una forza politica morale e obiettivi autonomi rispetto al Pd", ha ribadito Conte. Poi l'auspicio. Pur augurandosi una "sempre maggiore convergenza di obiettivi" coi dem, il leader pentastellato ha voluto precisate: "Adesso, al momento attuale, non tutti gli obiettivi politici col Pd sono condivisi, a partire dalla grande questione della guerra che per noi non è un orpello da tenere lì nascosto e da tirare fuori nei dibattiti scientifici, è una questione vitale". Accidenti. E pensare che, sino a poche settimane fa, le corrispondenze tra piddini e 5s apparivano ben più appassionate. Suggellate con tanto di sorrisi e strette di mano (a favore di telecamera) tra l'ex premier e il segretario dem Elly Schlein.

Nel loro "sabato antifascista" del marzo scorso, ad esempio, i due leader erano apparsi così in sintonia da sembrare a un passo dall'ammucchiata. Le loro agende all'insegna dell'anti-melonismo sembravano quasi combaciare. Poi dev'essere cambiato qualcosa ed è suonato il primo campanello (anzi, campanaccio) d'allarme. "Mancano le condizioni", aveva sentenziato Conte, chiudedo all'ipotesi di un'alleanza. Pare che tra i Cinque Stelle qualcuno si sia accorto che un'eccessiva vicinanza al Pd rischiava di erodere il consenso della base grillina, annacquando pericolosamente lo spirito penstellato e il suo grado di attrattività. E allora, dietrofront. Il pericolo dev'essere parso assai più concreto in vista delle ormai prossime elezioni amministrative, nelle quali Pd e 5s correranno assieme solo in determinate e circoscritte realtà. Al di fuori di esse, invece, strade parallele ma non convergenti.

Sebbene l'effetto Schlein sia ormai finito, Conte ha probabilmente cercato di evitare una sovrapposizione a sinistra coi dem. E infatti è partito coi distinguo. "L'altro giorno all'Europarlamento tutte le forze politiche italiane, eccetto il M5S, hanno votato una norma che io definisco una norma vergogna perché hanno detto che i soldi della coesione sociale e del Pnrr possono essere utilizzati per fabbricare nuove armi e munizioni. Noi siamo totalmente contrari rispetto a questa prospettiva, ci batteremo sempre per una soluzione assolutamente diversa", ha affermato, spingendo un po' sulla demagogia.

Certo, le battaglie sulle quali

5s e Pd concordano rimangono, ma con meno entusiasmo d'un tempo. Ora ognuno combatte per sé. Tra tira e molla, al momento il rapporto tra i due partiti d'opposizione va avanti così. Come in tutti gli amori (im)possibili.

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