Dopo la sceneggiata delle pietre dell'Adige in secca e la richiesta a Giorgia Meloni di non fare le "faccette", Angelo Bonelli se ne inventa un'altra dal suo scranno della Camera dei Deputati. Il parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, infatti, ha pensato bene di mettere in scena un piccolo (e di certo non indimenticabile) show canoro contro la proposta di legge che si sta discutendo a Montecitorio: ovvero "Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia cosiddetto", il cosiddetto "salva Milano", poi votato dall'Aula. Un vero e proprio karaoke, per nulla richiesto, sulle note della celebre canzone autobiografica di Adriano Celentano del 1966 "Il ragazzo della via Gluck".
Se sessant'anni fa il "molleggiato" esprimeva (seppur in uno sfondo ambientalista) soprattutto tutto il proprio nostalgico rimpianto di un mondo perduto - quello dell'infanzia e di parte dell'adolescenza, fino a quando Celentano dovette lasciare con la famiglia il quartiere che nel dopoguerra conobbe una forte urbanizzazione per andare a vivere in centro - questa mattina il portavoce di Europa Verde ha voluto trarre ispirazione da quella famosissima ballata folk per denunciare il presunto sacco di Milano. Forse ad opera del suo alleato Giuseppe Sala? Chi può dirlo. Fatto sta che Bonelli, una volta che il presidente di turno della Camera gli ha concesso la parola per tenere il suo discorso parlamentare, ha desiderato il primo minuto pensando di essere al Festival di Sanremo. Ed è partito a cannone, cantando.
"Questa è la storia, di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck. In una casa, fuori città. Gente tranquilla, che lavorava - comincia decisamente in maniera stonata -. Là dove c'era l'erba ora c'è una città. E quella casa in mezzo al verde ormai... dove sarà". Il vicepresidente dell'Aula, Fabio Rampelli (Fratelli d'Italia), lo invita sommessamente a tornare in sè: "La prego di non cantare, non mi metta in difficoltà, su". Il deputato, però, ha già preso il largo e desidera ardentemente arrivare almeno fino alla fine della prima strofa. Poi, evidentemente consapevole di non potere all'altezza né di Celentano né di alcun altro artista, anche mediocre, decide di interrompersi e di risparmiarci un'altra disturbante litania.
"Termino, signor presidente, perché non la voglio mettere in difficoltà", afferma Bonelli aggiungendo che quel brano "raccontava la speculazione edilizia nelle nostre città" ed esprimendo il suo voto contrario al Salva-Milano. Pronta la replica di Rampelli: "Per fortuna è intonato…". Ma dal tono della sua voce, si intuisce che è il senso del suo messaggio è particolarmente ironico.
Del resto è lo stesso parlamentare Verde a riconoscere la scarsezza della sua prestazione canora: "Un mezzo tono l'ho sbagliato e chiedo scusa ai musicisti". Adesso si auspica che il "re degli ignoranti", ascoltata questa re-interpretazione dalla sua villa di Campesone di Galbiate, non decida di sporre querela contro Bonelli per danno di immagine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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