A Milano il caso dei Cpr continua a spaccare la maggioranza rossa di Palazzo Marino. Mentre dall'assessore alla Sicurezza e dal sindaco arriva un'apertura, seppure condizionale, dai consiglieri di centrosinistra non c'è la stessa visione. Il tema è ricorrente a Palazzo Marino e il sindaco viene spesso interrogato sulla questione, fornendo spesso risposte non convergenti.
"Il Cpr se nasce per essere un limbo dove in maniera corretta e con misure giuste vengono gestiti i pre-rimpatri, non si può in principio dire che non ha senso", ha dichiarato oggi a margine della seduta del consiglio comunale. Nel sottotesto della sua risposta si evince una critica alla sua stessa maggioranza, che sul tema sta ponendo, come al solito, questioni ideologiche che non portano ad alcun risultato concreto. La sinistra che supporta Sala è chiusa al dialogo ma questa non è una novità e il sindaco non può svegliarsi per rendersene conto solamente ora, quando la questione sicurezza a Milano è diventata incontrollabile e da parte sua è sorto lo scrupolo di voler fare qualcosa dopo anni di immobilismo e, in qualche modo, di avvallo.
"Il tema è certamente come va gestito, ma quel che bisogna capire è chi sono le persone che ci finiscono dentro, quanto ci rimangono e perché", ha aggiunto il sindaco di Milano, che nei giorni scorsi ha avuto un incontro con il prefetto e con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, proprio per discutere sulle misure da adottare per riportare a Milano lo Stato e la sicurezza di cui la città ha bisogno. "Ascoltando il prefetto mi dà un quadro dei presenti nei Cpr di un numero significativo di persone che hanno precedenti gravi per violenze e quindi persone per cui c'è una logica di rimpatrio. È una situazione che va letta molto tecnicamente, se ci fermiamo a dire 'Cpr si' o 'Cpr no' facciamo un errore".
Ma durante il consiglio comunale, il sindaco ha dichiarato che è "un bene" che gli autori delle violenze accadute nelle settimane scorse siano stati arrestati ma è "necessario", un "nostro diritto dei milanesi" anche "sapere poi che cosa succede a queste persone arrestate". Questo perché, "se il questore mi dice 'ne arrestiamo dieci e nove escono subito', è un tema molto più vasto.
Se quando parliamo di sicurezza vogliamo esser onesti e cercare una soluzione migliorativa, sono il primo a non negare che servano forze dell'ordine e a dire 'attenzione a non puntare tutto sulla repressione', ma attenzione a quanto coloro che delinquono sono tolti dal rischio di esser ancora in condizioni di reiterare il loro crimine; e questa è una questione che ovviamente coinvolge anche un altro ministero".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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