De Luca: "Il Pd non è credibile". E Salvini gli dà ragione

Il Pd oggi festeggia il suo compleanno, ma i big del partito, da Vincenzo De Luca a Rosy Bindi, ne celebrano periodicamente la morte

De Luca: "Il Pd non è credibile". E Salvini gli dà ragione
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"Buon compleanno Partito democratico. Oggi celebriamo 17 anni di impegno, passione e lavoro per un'Italia più giusta, solidale e libera", è l'augurio che si legge sui canali social del partito da dove arriva anche un sentito grazie ai propri militanti per la loro dedizione anche perché "Il futuro - conclude il messaggio - è ancora tutto da scrivere, avanti!". Un compleanno che, al di la delle dichiarazioni di rito dei vertici del Pd, appare assai amaro.

Dalle elezioni Europee a oggi, tutti i sondaggi segnalano un leggero ma costante calo di consensi e l'auspicato 3-0 alle Regionali in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna sembra sempre più un miraggio. Ma non solo. A rendere agrodolce questa giornata ci sono ancora le bordate lanciate dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che, dal palco della Festa dell'Ottimismo del Foglio di Firenze, ha sentenziato: "Il Pd non è credibile per governare l'Italia. Ci sono settori decisivi della società italiana che valutano criticamente il governo Meloni, ma alla fine ci pongono la solita domanda 'ma voi che alternativa proponete?'". Secondo De Luca, il Pd"continua ad avere un gruppo dirigente che nel 90 per cento dei casi non rappresenta nulla, il 90 per cento della segreteria non rappresenta nulla, né nei proprio territori né nella società italiana". Il presidente campano ricorda, inoltre, che ad oggi il Pd non ha ancora un programma e una coalizione credibile, ma anzi è più isolato rispetto a due anni fa perché "i Cinquestelle se ne sono andati per i fatti suoi, Calenda pure, Renzi decide in piena autonomia". Una lunga autocritica che viene ripresa in parte anche dal vicepremier Matteo Salvini che, in un post su Instagram, cita le parole di De Luca: "Il Pd non è credibile per governare l’Italia. Poi ha vuoti di programma clamorosi, come sulla questione della sicurezza”. Un discorso che, secondo Salvini, è davvero"ineccepibile!".

Ma Vincenzo De Luca non è certamente l'unico che, nel corso di questi 17 anni, ha criticato e demolito il Pd. Basti pensare che l'attuale segretaria Elly Schlein è divenuta famosa alle cronache nazionali nel 2013 quando fu tra le promotrici del movimento #OccupyPd che criticava aspramente i vertici del partito dell'epoca sia per il siluramento di Romano Prodi al Quirinale sia per la nascita del governo di larghe intese presieduto dall'allora Enrico Letta. Quel Letta che nel 2014 dovette lasciare Palazzo Chigi, dopo essere stato vittima (politicamente, s'intende) di Matteo Renzi e che solo un anno dopo lasciò anche il Parlamento annunciando che non avrebbe rinnovato la tessera del Pd. E, qualche anno dopo, dal Pd, sempre a causa del renzismo, se ne andò anche un altro ex premier, Massimo D'Alema, insieme all'ex segretario Pier Luigi Bersani. "Pensavo fosse giusto mantenere la forma dell’Ulivo e poi dell’Unione. Ero per una formazione socialdemocratica erede non solo delle tradizioni del Pci e del Psi. I Ds furono una forza di sinistra meno spiccatamente postcomunista, aperta ai socialisti, ai repubblicani, ai cristiano-sociali", spiegò D'Alema nel 2019 quando disse che il Pd era "un'amalgama non riuscita" dove "non c’è stata una forte identità". E se la fuoriuscita degli esponenti della sinistra dem che diede vita ad Articolo Uno è rientrata dopo la vittoria di Elly Schlein alle ultime primaria, quella di Renzi appare invece definitiva. "Non ho la minima intenzione di tornare nel Pd. Non ci penso proprio", ha detto neanche un mese fa il senatore toscano a margine di un evento per i 5 anni di Italia Viva. Nel settembre 2022, invece, una delle fondatrici del partito, Rosy Bindi, intervistata da La Stampa, si era espressa a favore dello scioglimento del Pd considerando il congresso al pari di un "accanimento terapeutico”. E che dire, invece, di Nicola Zingaretti che, nel marzo 2021 quando si dimise da segretario del parito, affermò di vergognarsi del Pd? "Lo stillicidio non finisce.

Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni", scrisse Nicola Zingaretti prima di andarsene sbattendo fragorosamente la porta.

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