
Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, dopo aver strizzato l'occhio ai violenti di Askatasuna nel tentativo (non ancora tramontato) di legittimarli e porli sotto l'ombrello della tutela amministrativa, ha deciso di rivolgersi alle comunità islamiche. Torino è una città multiculturale dove la percentuale di immigrati è in continua crescita. Ci sono quartieri che sono quasi come ghetti, dove gli italiani sono andati in minoranza, la criminalità di strada è in mano alle baby-gang di stranieri e immigrati di seconda generazione. E ora il sindaco ha deciso che ora questi potranno avere uno sportello per la denuncia dei casi di islamofobia.
"Saremo la prima città italiana ad avere i luoghi di raccolta di segnalazioni, che finora non esistevano per l'islamofobia. La Città metropolitana organizzerà momenti di formazione, le comunità raccoglieranno le segnalazioni e il Comune promuoverà iniziative e i dati saranno raccolti in report annuali", ha dichiarato il presidente della Commissione consiliare per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo, Abdullahi Ahmed Abdullahi. "Sei centri islamici hanno deciso di aderire al nostro nodo anti-discriminazioni. Vogliamo lavorare per abbattere gli stereotipi", gli ha fatto eco il consigliere metropolitano delegato alle Politiche sociali e parità di genere, Rossana Schillaci. "Conoscere allontana la paura e aiuta a percepire l'avvicinamento e la contaminazione come la strada migliore da percorrere", è la chiosa dell'assessore Carlotta Salerno.
Il buonismo di convenienza della sinistra italiana colpisce ancora e non percepisce minimamente il rischio a cui espone i cittadini non islamici con questa misura. Sebbene alla denuncia non seguirà un provvedimento ufficiale di punizione, il rischio è che chiunque chieda a una donna islamica di togliere il velo integrale per procedere all'identificazione verrà tacciato di islamofobia.
E se a farlo è un dipendente dell'amministrazione pubblica rischia un richiamo? Rischia di essere costretto a seguire uno dei "momenti di formazione" proposti da Abdullahi? Se un soggetto islamico crea disordine in un quartiere, diventa elemento di disturbo e viene richiamato, può difendersi e vendicarsi sostenendo che si tratta di islamofobia? Queste domande non trovano risposte nelle dichiarazioni delle autorità locali, che sembrano orientate più a rassicurare i musulmani che a offrire un reale servizio. Nei Paesi islamici esiste un impianto simile ed è quello su cui si basa l'operato della polizia morale e che punisce chiunque non segua la Sharia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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