L'aria è sempre più tesa e ormai il divorzio ufficiale è a un passo: il Terzo Polo è pronto a sciogliersi come neve al sole, facendo saltare per aria il progetto che era nato in occasione delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Nelle ultime settimane gli animi si sono via via surriscaldati e la rottura tra Azione e Italia Viva (fino a ora solo mediatica) è pronta a calarsi nella realtà, precisamente in Parlamento. La conferma è arrivata direttamente da Carlo Calenda, che ha parlato dello strappo anche in vista delle Europee. E sulle sue parole si è scatenato l'ennesimo scontro con i renziani.
Il leader di Azione, intervenuto ai microfoni di Agorà su Rai 3, è stato interpellato sull'ipotesi di scioglimento del gruppo e ha risposto senza mezzi termini: "Credo di sì. Io non ho alcuna voglia di mettermi a discutere e a litigare con Italia Viva". Anche se in realtà ha spedito il pallone verso l'altra sponda, imputando ai renziani la responsabilità di un'eventuale mossa del genere. "Dipende da loro", ha affermato. Da qui la bordata verso i componenti di IV: "Lo possono fare loro. Lo facessero quando gli pare". Ma di fatto l'ex ministro dello Sviluppo economico ha riconosciuto che ormai "siamo due partiti separati". In sostanza la separazione è già cosa concreta e tangibile dal punto di vista politico.
Da giorni Calenda tiene a sottolineare che i gruppi sono stati eletti con un simbolo che contiene il suo nome, motivo per cui non può essere lui il titolare dell'iniziativa. Una precisazione che però ha innescato la reazione della galassia di Italia Viva. "A differenza di quanto affermato da Carlo Calenda ad Agorà il gruppo non ha il nome di Carlo Calenda. Il gruppo di cui Calenda fa parte assieme ad altri nove senatori si chiama Azione-ItaliaViva-Renew Europe", tengono a precisare fonti di IV.
Le acque agitate avranno dei riflessi per le elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024. Per il Terzo Polo avrebbe dovuto rappresentare un appuntamento cruciale, una sorta di banco di prova per l'alleanza che - stando all'obiettivo fissato - avrebbe dovuto raggiungere la soglia minima del 10%. Tuttavia a questo punto i partiti sono al bivio, pronti a mettere nero su bianco il divorzio. "Faranno la loro strada e alle elezioni Europee si misureranno col consenso così come faremo noi", ha dichiarato il leader di Azione.
Dal suo canto Italia Viva punta il dito contro lo sbilanciamento a sinistra che sta connotando Azione. L'ultima dimostrazione è sul fronte del salario minimo: domani a Palazzo Chigi il presidente Giorgia Meloni riceverà le opposizioni per discutere della loro proposta di legge, eccezion fatta per IV che invece non prenderà parte al tavolo del confronto in quanto aveva già preso le distanze dalla pdl sul salario minimo.
Invece Calenda, nell'intervista rilasciata a ilGiornale, ha rivendicato l'importanza del dialogo con la maggioranza e non si è mostrato pessimista: "Credo e temo che ci sia un 10% di possibilità che esca qualcosa di positivo. Ma credo anche che quel 10% valga almeno un tentativo".
L'abbraccio con il Partito democratico di Elly Schlein e la convergenza con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte non ha certo aiutato le sorti del Terzo Polo, che ormai ha i giorni (se non le ore) contati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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