Il Pd minaccia Letta

Letta: "Il Pd seguirà il governo". Ma dal caso Cancellieri alla manovra i ricatti dei dem si fanno sempre più pressanti

Il Pd minaccia Letta

Il vero nemico di Enrico Letta è il Partito democratico. Il cammino del premier è un campo minato che rischia di far saltare le larghe intense da un momento all'altro. A impensierire Palazzo Chigi, e il Quirinale, non c'è soltanto il futuro del dicastero della Giustizia, ma la votazione sulla legge di Stabilità e le riforme promesse agli italiani. E, mentre Letta sfoggia ottimismo al summit organizzato dal Financial Times, i vertici di via del Nazzareno si preparano a fargli la festa.

"La durata del governo, dopo la scissione del Pdl, dipende da noi". A margine di un incontro a Pordenone per le primarie del Pd, Pippo Civati torna ad alzare i toni dello scontro. Tra i democratici non mancano le fibrillazioni in vista delle primarie dell'8 dicembre. La posta in gioco è la leadership del partito, a spese di Letta che si trova a dover fronteggiare le spinte dei tre principali candidati alla poltrona. Non passa, infatti, giorno senza incursioni al soglio di Palazzo Chgi. E più la pressione sale più l'esecutivo sembra avere le ore contate. "Io chiedo che si faccia la legge elettorale, e propongo il Mattarellum, e che si vada subito a votare", ha spiegato Civati smentendo l'esistenza di operazioni di Palazzo che dietro la scissione del vicepremier Angelino Alfano da Silvio Berlusconi ci sia la regia dei vertici della Santa Sede. Un'operazione che sembra impensierire non poco l'ala più radicale del Pd.

La punta dell'iceberg è sicuramente il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Se il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha aperto le danze, di ora in ora si è fatta sempre più consistente la pletora di democratici pronti a sfiduciare il Guardasigilli. Se l'operazione, sapientemente ordita da Repubblica, dovesse andare in porto si tramuterebbe in un durissimo colpo alla credibilità sia di Letta si di Napolitano. "Con Renzi e il Pd faremo lo stesso percorso perché dovremo applicare riforme importanti da un punto di vista economico e politico per avere un Paese più stabile", ha assicurato Letta al convengno organizzato dal Financial Times. Eppure nemmeno la riconferma della fiducia alla Cancellieri è servita ad allontanare gli spettri da Palazzo Chigi. Le incursioni alla poltrona di Letta si fanno, di ora in ora, sempre più pressanti. Tanto che anche l'ottimismo del vicepremier all'Economia Stefano Fassina è destinato a cadere nel vuoto. "Con la rottura del Pdl il governo - ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera - potrà rafforzarsi perché finiscono i ricatti quotidiani per il futuro giudiziario e politico di Berlusconi".

Quello che Fassina non dice è che il governo è in balia dei ricatti dei candidati alla leadership del partito. A dimostrarlo è il nervosismo con cui Massimo D'Alema ha bollato Renzi come "ignorante e superficiale" dopo che il sindaco di Firenze lo aveva accusato di aver distrutto la sinistra.

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