Se il Pd è ostaggio dei centri sociali

Da Torino a Roma, passando per Milano e Bologna, il Pd è alle prese con la sempre più difficile gestione dei rapporti con i centri sociali

Se il Pd è ostaggio dei centri sociali
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Askatasuna, Leoncavallo, Spin Time Labs e non solo. Da Torino a Roma, passando per Milano e Bologna, il Pd è alle prese con la sempre più difficile gestione dei rapporti con i centri sociali.

Da un lato c’è il Viminale che punta a sgomberare gli immobili occupati dall’altro ci sono i sindaci dem che vorrebbero legalizzare queste occupazioni abusive. Le inchieste di Quarta Repubblica compromettono seriamente il progetto avanzato da alcuni intellettuali della sinistra torinese come Giorgio Airaudo, Angelo D’Orsi, Livio Pepino e Marco Revelli di regolarizzare Askatasuna, il centro sociale sito in un palazzo di via Regina Margherita occupato ormai da 28 anni. Un immobile che nei mesi scorsi è stato dichiarato inagibile, ma che finora non è mai stato definitivamente liberato dai suoi occupanti. Una situazione che divide il centrosinistra torinese con Giacomo Portas, leader dei Moderati, contrario alla legalizzazione e Avs pronta a fare le barricate pur di difendere Askatasuna. Secondo Alice Ravinale, segretaria regionale di Sinistra Italiana, Askatasuna “è diventato un feticcio – dice intervistata da Repubblica Torino - legato alla volontà della destra di reprimere il dissenso sociale”, ma in realtà“quel luogo ha una vera funzione sociale, culturale e di aggregazione e chi non è in malafede lo sa”. Sul tema è intervenuto anche il deputato di Avs Marco Grimaldi che sui social scrive: “Continuano a chiamarli terroristi, ma nessuno dice che le accuse di sovversione sono cadute. Hanno accusato il movimento No Tav di associazione a delinquere, ma non si sono mai arricchiti e hanno già pagato a caro prezzo le loro scelte”. Intanto, in gennaio, l’avvocatura dello Stato ha richiesto, nel corso del maxiprocesso ai danni di 28 militanti del centro sociale per le manifestazioni No Tav, 6,8 milioni di euro in danni.

Sempre l’Avvocatura dello Stato, per conto del Viminale, ha inviato all’Associazione delle mamme antifasciste del Leoncavallo una raccomandata in cui si spiega che lo Stato si rivarrà sul centro sociale milanese per risarcire di 3 milioni di euro la famiglia Cabassi, proprietaria dell’immobile che al momento risulta essere sotto sfratto. Nel mese scorso c’è un presidio volto proprio a fermare lo sgombero dello stabile occupato dal 1994. Sgombero che, poi, è stato rimandato al 19 marzo, ma nel frattempo il Comune di Milano pare aver trovato un’alternativa all’ex cartiera di via Watteau: un grande capannone di proprietà comunale in via San Dionigi 117.“Sul trasferimento in altra sede sono le associazioni che devono decidere, sono le nuove generazioni che gestiscono le attività. Certo, i tempi sono stati lunghi, ora ci saranno da pagare lavori e bonifiche, altro tempo servirà”, ha detto a Repubblica Milano Daniele Farina, rappresentante storico del Leonka che, poi ha aggiunto: “Se tutto fosse stato fatto negli ultimi otto anni non saremmo in questa condizione di urgenza, con le richieste di risarcimento e i tempi che si accorciano”.

A Roma, invece, nessun esponente di sinistra ha espresso solidarietà nei confronti del giornalista Luca Telese che qualche settimana fa è stato aggredito verbalmente e fisicamente da Andrea Alzetta detto "Tarzan", leader dello Spin Time Labs, il palazzo occupato in via di Santa Croce in Gerusalemme dove nel 2021 si è tenuto un confronto pubblico tra i candidati sindaci del centrosinistra. Confronto a cui ovviamente ha partecipato anche Roberto Gualtieri, l’attuale primo cittadino della Capitale che da tempo ha in mente di legalizzare lo Spin Time Labs.

Tutto torna. E non stupisce certamente questo silenzio della sinistra romana che ricorda molto il silenzio assordante dei “kompagni” bolognesi di fronte alle intemperanze dei ragazzi dei centri sociali che aggrediscono le forze di polizia o le sinagoghe.

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