
Non pago di aver prodotto un comunicato contro il premier Giorgia Meloni, Roberto Saviano ha deciso di andare in video per difendere il Manifesto di Ventotene, portando avanti una teoria secondo la quale il documento sia espressione del socialismo liberale e punta il dito contro il premier accusandola di dire falsità. "Perché Giorgia Meloni ha citato il Manifesto di Ventotene? Perché decide proprio ora di farlo?", chiede lo scrittore guardando dritto in camera. La risposta è semplice e la conoscono tutti, visto che solo pochi giorni prima il documento era stato distribuito nella piazza dei "trentamila" di Michele Serra come manifesto per l'Unione europea. Ma Saviano ha un'altra teoria e quindi ecco che, con il solito fare teatrale, si presenta in video manifestando l'intenzione di voler "smentire e smontare il passaggio della Meloni, che ancora una volta si mostra persona di grande ignoranza".
Quindi ecco che parte dalla fine, e sostiene che "quando Giorgia Meloni parla di dittatura paventata da Rossi, Colorni e Spinelli sta mentendo". Ma il presidente del Consiglio non ne ha parlato: ha letto testualmente un passaggio del Manifesto. "Quando dice 'il manifesto di Ventotene parla di rivoluzione socialista', cioè l'Europa dovrà essere socialista, e parla di dittatura in Europa, mente", dice Saviano, che ancora una volta sembra voler trasmettere ai suoi follower che Meloni abbia fatto un discorso a commento del Manifesto. Ma non è così perché, ancora una volta, il premier si è limitato a leggere testualmente i passaggi scritti nero su bianco nel documento del 1941. "Toglie queste parole dal contesto, il contesto è la condizione democratica", prosegue Saviano con il sorriso compiaciuto di chi pensa di aver scoperto l'uovo di Colombo. "Attraverso questa dittatura del Partito Rivoluzionario, si forma il nuovo Stato e intorno a esso la nuova era democratica", dice ancora enfatizzando il passaggio. Lo stesso letto alla Camera da Meloni.
"Il Manifesto di Ventotene è un manifesto che quando parla di rivoluzione socialista parla di rivoluzione socialista liberale", continua Saviano in questa sua supposta lectio magistralis che vorrebbe piegare gli intenti dei suoi firmatari alle esigenze di parte di oggi. Ma va sempre contestualizzato il momento storico in cui è scritto, il 1941, considerandolo nella sua completezza e non solamente focalizzandolo sull'Italia fascista che loro hanno coraggiosamente criticato e combattuto. Ma tra le idee di questa rivoluzione socialista c'era quella che la proprietà privata dev'essere essere "abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso" per la trasformazione economica e sociale: un concetto ben distante da quello liberale. E lo spiega bene uno dei passaggi omessi da premier e da chiunque oggi cerchi di fare la lezione: "Le caratteristiche che hanno avuto in passato il diritto di proprietà e il diritto di successione hanno permesso di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che converrà distribuire, durante una crisi rivoluzionaria in senso egualitario, per eliminare i ceti parassitari e per dare ai lavoratori gl'istrumenti di produzione di cui abbisognano". Per fornire il contesto politico, i "ceti parassitari", per chi ha redatto il Manifesto di Ventotene, sono: proprietari terrieri, industriali, burocrati e clero. E in quel Manifesto viene anche messo nero su bianco che "non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un'attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori" e per questo motivo, si legge, "si dovrà procedere senz'altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti".
Ma Saviano prosegue nella sua disquisizione sostenendo che "il socialismo liberale anima il Manifesto di Ventotene. L'idea che possa essere realizzabile una società in grado di riformare il lavoro. Stanno dicendo 'non permetteremo la presenza dei partiti autoritari'". Alza la voce, si indigna e piega completamente il senso del Manifesto al suo volere e alla sua idea politica, dimostrando che un documento scritto 80 anni fa può essere interpretato all'abbisogna. "La dittatura di cui parlano in questo passaggio del Movimento del Partito Rivoluzionario significa il potere che hanno le forze democratiche di vietare, come fa la dittatura, a partiti e forme autoritarie di partecipare alla costruzione della democrazia". Ma il passaggio successivo di Saviano, non letto da Meloni perché troppo lungo, da lui viene ignorato: "Non è da temere che un tale regime rivoluzionario debba necessariamente sbocciare in un nuovo dispotismo. Vi sbocca se è venuto modellando un tipo di società servile. Ma se il partito rivoluzionario andrà creando con polso fermo fin dai primissimi passi le condizioni per una vita libera, in cui tutti i cittadini possano veramente partecipare alla vita dello Stato, la sua evoluzione sarà, anche se attraverso eventuali secondarie crisi politiche, nel senso di una progressiva comprensione ed accettazione da parte di tutti del nuovo ordine, e perciò nel senso di una crescente possibilità di funzionamento di istituzioni politiche libere".
Non viene escluso un nuovo dispotismo: gli autori dicono che non è da temere e spiegano anche quando verrebbe a crearsi, parlando anche di "accettazione da parte di tutti del nuovo ordine". Ma Saviano prosegue, ignorando il motivo contestuale che ha spinto Meloni a parlare di Ventotene, il cui Manifesto è stato sventolato nelle piazza della sinistra di Roma ma di cui nessuno su quel palco, per dare valore a quel documento, ha letto un solo passaggio durante la manifestazione. In tanti si sono alternati su quella piazza ma nessuno ha letto i suoi passaggi. E allora perché issarlo a feticcio? Eppure, secondo lo scrittore, che fa questa rivelazione con voce greve e sguardo penetrante di chi pensa di saperne più di altri, afferma che Meloni ha deciso di parlarne per "distrazione". La accusa di non prendere posizione sugli armamenti, sui quali si è comunque già espressa, e di essere "un'estensione diretta del potere americano".
E allora, secondo Saviano, "fa fare polemica su questo perché non può permettersi di essere messa alle strette sull'Ucraina, su cosa fare in Europa. L'ignoranza spesso nasconde anche una tattica. Occhi aperti". E meno male che c'è lui a dire le verità che nessuno dice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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