Manifesto di Ventotene, di cosa parla il testo citato dalla Meloni alla Camera

La presidente del Consiglio ha citato alcuni passaggi in cui Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, nel 1941, parlava espressamente di "dittatura rivoluzionaria" e di "abolizione della proprietà privata": ma in che cosa consisteva lo spirito europeo di quel libro?

Manifesto di Ventotene, di cosa parla il testo citato dalla Meloni alla Camera
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Giorgia Meloni ha dichiarato il proprio dissenso nei confronti del Manifesto di Ventotene. Lo ha fatto in occasione della sua replica alla discussione generale della Camera dei Deputati a seguito delle proprie comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025. Le sue ultimissime parole dentro l'Aula di Montecitorio, dove ha citato testualmente alcuni passaggi del testo per i quali ha infine chiosato il suo discorso in questo modo: "Non se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia". Una frase che ha fatto scatenare immediatamente una bagarre tra i partiti di opposizione e che ha costretto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, a sospendere i lavori, poi ripresi solamente quattro ore più tardi. Ma che cos'è esattamente il Manifesto di Ventotene? E quali sono i suoi contenuti più importanti?

Si tratta un documento politico di forte impianto federalista e socialista, diretto in primo luogo contro gli Stati nazionali e stilato nel giugno 1941 (quindi in piena Seconda guerra mondiale) da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con la prefazione di Eugenio Colorni. Originariamente recava come titolo "Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto" e ancora adesso viene considerato uno dei testa fondanti della stessa Ue, prefigurando la necessità di istituire una federazione europea dotata di un Parlamento e di un governo democratico. I tre autori lo scrissero mentre si trovavano sulla piccola isola tirrenica di Ventotene, confinati dopo lunghi anni in carcere con l'accusa di avere cospirato contro il fascismo. Spinelli era un ex comunista, espulso dal partito per aver criticato i processi farsa del Terrore staliniano, mentre Rossi era un militante di Giustizia e Libertà, movimento fondato dal teorico del socialismo liberale Carlo Rosselli.

Negli anni in cui vige la dittatura fascista e quasi tutta l'Europa si trova sotto il dominio della Germania di Hitler: i due intellettuali costretti al confino immaginano che si possa uscire da questa tragedia soltanto attraverso un rivolgimento che avrà carattere rivoluzionario. Tra le loro tesi era prevista che la restaurazione dei vecchi Stati nazionali destinati a perseguire i propri interessi egoistici, anche per quanto realizzata in forma democratica, ricreerebbe inesorabilmente il contesto conflittuale che ha prodotto guerre e regimi totalitari: "Risorgerebbero le gelosie nazionali – scrivono Spinelli e Rossi – e ciascuno Stato nuovo riporrebbe le proprie esigenze solo nella forza delle armi". Ecco perché, da questo ragionamento, sorge proposta di costruire una federazione europea dotata di proprie forze militari e sprovvista di barriere economiche protezioniste, con una rappresentanza diretta dei cittadini negli organi centrali, munita dei mezzi sufficienti per instaurare un "ordine comune", pur lasciando ai diversi popoli larghi spazi di autonomia.

C'è inoltre un altro punto, sempre relativo al Manifesto di Ventotene, sollevato dalla premier Meloni nel suo discorso, ovvero quello della proprietà privata: che "dovrà essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso e non dogmaticamente in linea di principio". Del resto l'indirizzo politico del testo scritto 84 anni fa è di chiara impronta socialista, anche se non ciecamente statalista. Tuttavia va ricordato, tra le altre cose, che Spinelli e Rossi bocciarono convintamente la prospettiva comunista, poiché sarebbe stata propensa a degenerare in "un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell'economia". Inoltre il medesimo Manifesto si rivolgeva anche agli "imprenditori che, sentendosi capaci di nuove iniziative, vorrebbero liberarsi dalle bardature burocratiche e dalle autarchie nazionali".

Lo stesso Spinelli, qualche anno più tardi nel suo "Come ho tentato di diventare saggio", limò alcuni suoi concetti, sottolineandone la proria ingenuità e forzatura; voterà infine a favore del piano Marshall e del futuro Sistema monetario europeo.

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