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«Pesa anche la riforma del lavoro annacquata»

«Pesa anche la riforma del lavoro annacquata»

«Il recupero fino a 270 punti era stato troppo rapido: la risalita degli spread tra Btp e Bund fino a quota 400 non deve quindi essere eccessivo motivo d’allarme - spiega Wlademir Biasia, economista di Wb Advisor - pur essendo riconducibile in parte ai timori di contagio indotti dalla decisione spagnola di rinegoziare gli obiettivi di bilancio».
Ragioni endogene, d’accordo: ma non crede che anche l’Italia abbia delle aree di criticità malviste dai mercati?
«Senza dubbio siamo in recessione, e ciò finisce per avere un suo peso anche sull’azione di risanamento dei conti a causa del prevedibile minor gettito. Non a caso il nostro problema si chiama crescita, un nodo non ancora affrontato dal governo pur essendo in cima alla lista delle priorità dei mercati».
Come è possibile coniugare le misure di austerity necessarie a riequilibrare i bilanci con le esigenze di crescita?
«Una volta bastava svalutare, oggi ovviamente non è più possibile. Adesso l’unica strada percorribile è quella dell’abbattimento del debito».
In che modo?
«Con tagli alla spesa. Margini di intervento sono possibili nella sanità attraverso una revisione dei costi standard. Ma si può agire anche sul pubblico impiego e accorpando e ristrutturando gli enti locali».
Dall’ultima stesura il progetto di riforma del mercato del lavoro è uscito un po’ annacquato rispetto all’impianto originario: nella reazione di mercati c’è forse anche un giudizio negativo legato ai cedimenti del governo Monti?
«Credo che la preoccupazione sia legata soprattutto al fatto che le forze politiche, il centro-sinistra in particolare, hanno finito per deteriorare il progetto. Ciò che i mercati temono è un ritorno del condizionamento della politica su temi cruciali per lo sviluppo. Intendiamoci: non è solo un nostro problema. Il 2012 è un anno di elezioni in Francia e pre-elettorale negli Usa e, probabilmente, anche in Italia: il rischio è quello di una pausa nel processo di riforme e di contenimento della spesa».
La nostra Borsa scivola sotto i 15mila punti: è soltanto colpa della recessione e della crisi del debito sovrano?
«No, non solo. L’enorme liquidità messa a disposizione dalla Federal reserve e della Bce ha contribuito a tenere in piedi i mercati azionari.

Fino a poco tempo fa abbiamo assistito a rialzi artificiali, senza basi solide. Wall Street ha rivisto i massimi dal 2007, ma con tassi di crescita ben diversi. Se New York apre una correzione, gli altri mercati non possono certo far finta di niente».

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