Il piano statalista di Moretti

La legge che finanzia il cinema

Il piano statalista di Moretti
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Grandi polemiche e grandi lamentele sulle nomine per chi deve gestire i finanziamenti di Stato al cinema, a partire da Nanni Moretti, che iniziò da outsider e è diventato il più conformista dei conformisti.

A me, da scrittore, frega poco dei finanziamenti pubblici, e non solo: non li vorrei mai. Se sei un artista non puoi desiderare il finanziamento dalle istituzioni, altrimenti che arte fai? Arte di Stato? Solo una mentalità comunista o fascista o in generale assistenzialista può desiderare una cosa simile, e l'assistenzialismo artistico è un crimine per l'arte. Tra l'altro: ci sono i finanziamenti del cinema? E proprio la sinistra si lamenta di chi decide o non decide finanziamenti governativi?

Se sono governativi li decide il governo, ma se vuoi i finanziamenti del governo è molto difficile che tu sia un artista. Io, come scrittore, ho sempre trovato i miei editori da solo, da Mondadori a Bompiani e infine al mio editore definitivo, La Nave di Teseo, di Elisabetta Sgarbi. Mai ho pensato un solo secondo di ambire a finanziamenti di Stato.

Oltretutto dovreste citarmi quando mai nell'arte sia venuto fuori qualcosa di buono finanziata dallo Stato. Mi ricordo in passato: Fellini non riuscì a trovare i finanziamenti per il suo ultimo film, ma al contempo ci riuscì Marina Ripa Di Meana, per i suoi primi quarant'anni.

Mi spiace per Moretti, ma ormai sono tanti anni che non è più il protagonista dell'autoprodotto Io sono un autarchico, e neppure il Michele Apicella di Ecce Bombo o Bianca. È diventato uno statalista piagnone come un altro.

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