Pirateria, ecco la stretta del governo: previsto il carcere anche per i responsabili delle big tech

Con i due emendamenti "anti-pezzotto" al decreto Omnibus la maggioranza di centrodestra mette nel mirino i motori di ricerca come Google e le piattaforme come Amazon: i loro dirigenti potranno essere chiamati a rispondere penalmente in caso di violazioni del diritto d'autore e della legge anti-pirateria

Pirateria, ecco la stretta del governo: previsto il carcere anche per i responsabili delle big tech
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Tolleranza zero contro la pirateria televisiva: la linea della maggioranza di governo e chiara ed è stata espressa all'interno del decreto Omnibus, passato nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato - sono stati approvati due emendamenti "anti-pezzotto" (alla legge sulla tutela del copyright L. 633/1941 e contro la pirateria L. 93/2023) firmati da Fratelli d'Italia e Forza Italia. Due modifiche parlamentari che vanno a consolidare il protocollo firmato dieci giorni fa dall'Agcom, con Guardia di Finanza e procura della Repubblica di Roma e cui sarà possibile accedere alle identità di chi usufruisce dei servizi streaming illegali, che potranno essere colpiti con sanzioni da 150 fino a 5mila euro. I motori di ricerca come Google di Alphabet e Bing di Microsoft, le reti di distribuzione dei contenuti messi a disposizione da piattaforme come Amazon Web Services, avranno un ruolo e quindi anche i loro dirigenti sono chiamati a rispondere (potenzialmente) con il carcere a presunte violazioni.

La responsabilità delle big tech

Il primo emendamento del centrodestra riguarda infatti la possibilità per l'Agcom di estendere i suoi provvedimenti urgenti e cautelari anche ai "fornitori di servizi di Vpn e quelli di Dns pubblicamente disponibili (come Google, ndr) ovunque residente e ovunque localizzati". Anche sulle spalle degli intermediari di rete ricadrà dunque la responsabilità di bloccare l'accesso ai contenuti sportivi diffusi abusivamente in violazione del diritto d'autore e della legge anti-pirateria 93 del 2023. Il limite temporale entro cui dovranno interrompere l'accessibilità al servizio resta invariata: ovvero mezz'ora "dalla notificazione del provvedimento di disabilitazione".

C'è da sottolineare che, con questa variazione di legge votata in Parlamento, non verrà sanzionato solamente chi gestisce il traffico illecito, ma anche chi non denuncia tempestivamente nonostante sia a conoscenza "che siano in corso, siano state compiute o tentate condotte penalmente rilevanti". A questi soggetti verrà contestata l'omissione di segnalazione e comunicazione, per la quale è prevista una pena fino a un anno di carcere. D'altra parte, tuttavia, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrà rendere nuovamente accessibili gli indirizzi Ip bloccati da almeno sei mesi e che non risultano più utilizzati per finalità illecite.

Cosa dovranno fare i prestatori di servizi

Il secondo emendamento - il 6.0.36 - agisce modificando proprio la legge anti-pirateria. In particolar modo ci si concentra sui "prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell'informazione, inclusi i fornitori e gli intermediari di Vpn, gli operatori di content delivery network, i fornitori di servizi di sicurezza internet e di DNS distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito, e gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web". In poche parole quelle figure sul web che consento all'utente di accedere a un servizio fungendo da porte di ingresso alla Rete.

In quelli che sfruttano il metodo reverse proxy l'utente non fa richiesta diretta di contenuti a un server principale, ma li inoltra a un intermediario laterale, che glieli restituisce. Anche questi attori del mondo web, se e quando ne sono a conoscenza, dovranno denunciare immediatamente all'autorità competente "tali circostanze, fornendo tutte le informazioni disponibili".

In caso di omissione di segnalazione, anche i prestatori di servizio sono punibili con il carcere. E varrà anche per coloro che non hanno una sede fisica in Europa: se il servizio è raggiungibile dal territorio italiano, il prestatore deve designare una persona fisica o giuridica che la rappresenti legalmente.

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