Monti senza idee si consegna alle parti sociali

Alle imprese, che chiedono interventi forti per far ripartire l'economia, Mario Monti risponde prospettando il solito menu

Monti senza idee si consegna alle parti sociali

Roma - Alle imprese, che chiedono interventi forti per far ripartire l'economia, Mario Monti risponde prospettando il solito menu: un credito d'imposta per chi investe in ricerca e sviluppo, lo sblocco entro fine legislatura dei fantomatici 50 miliardi per le infrastrutture, la famosa agenda digitale, una semplificazione fiscale ed una maggiore efficienza della macchina giudiziaria. Inoltre, ricorda che l'Europa ci chiede di legare i salari alla produttività. Basta questo per uscire dalla recessione? Ovviamente no, ma alle associazioni imprenditoriali chiamate a raccolta dal governo a palazzo Chigi non resta che fare buon viso a cattivo gioco. «L'autunno sarà bollente?», chiedono a Giorgio Squinzi. «Abbiamo segnalato al governo molti elementi di preoccupazione, ci auguriamo che vengano recepiti», risponde il presidente della Confindustria.

Di autunno bollente aveva parlato proprio Squinzi in mattinata, prima dell'incontro con Monti e i ministri. Non solo. Aveva lamentato l'«assenza di politica industriale», riferendosi ai molti casi di crisi, dall'Alcoa in giù. Ed aveva definito la riforma Fornero «un'occasione mancata». Dopo l'incontro di palazzo Chigi, il leader degli industriali frena un po', parla di clima costruttivo e si augura che si tratti dell'avvio di un colloquio «che spero possa continuare». Monti ha promesso che il governo terrà conto delle proposte degli imprenditori, e che fin dai prossimi provvedimenti si concentrerà sulla ricerca di maggiore produttività e competitività. «Dobbiamo abbattere lo spread della produttività. L'Europa ci chiede di legare i salari alla produttività, e dobbiamo agire in fretta, anche con i sindacati», aggiunge il premier. Le sorti del Paese, avverte, sono nelle mani di imprese e sindacati.

Ma allora il governo si limita a dire «fate voi»? Qualcosa, in effetti, Monti ha promesso: si andrà avanti nei tagli di spesa, con l'obiettivo di evitare aumenti di tasse - in particolare l'Iva - anche nel 2013. Arriverà qualche credito d'imposta alle aziende che investono in ricerca. Però, sulla detassazione dei salari di produttività (il cosiddetto secondo livello), i dubbi non mancano, anche perché è stato proprio Monti a fare retromarcia rispetto alle norme introdotte dal governo Berlusconi. Al premier, inoltre, Squinzi ha ricordato come l'industria farmaceutica, «sottoposta ad una attenzione particolare» negli ultimi provvedimenti, sia a rischio di perdita di investimenti. Mentre il presidente di Rete imprese Italia, Giorgio Guerrini, ha chiesto al governo interventi per una maggiore flessibilità del lavoro e degli orari, e di recepire al più presto la direttiva Ue per i tempi certi (30 giorni salvo deroghe) di pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche.

Quanto alla detassazione degli straordinari e dei premi di produzione, «sarebbe una cosa buona - spiega Guerrini - se a fine mese un dipendente avesse qualche euro in più in busta paga, a fronte di un po' di lavoro in più».

A breve il governo incontrerà anche i sindacati. La Cgil continua a parlare di sciopero generale, mentre la Cisl avverte: il 2012 è sempre più critico, bisogna detassare i salari.

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