"Pronti ad accelerare sul caso Sallusti"

Gasparri: "Al Senato il ddl sulla diffamazione può passare giovedì, poi alla Camera bastano due settimane"

"Pronti ad accelerare sul caso Sallusti"

Roma - Maurizio Gasparri è tra i primi firmatari, con Vannino Chiti, del disegno di legge in discussione in sede deliberante alla commissione Giustizia del Senato per modificare le norme sulla diffamazione. Quello che, se sarà varato dal Parlamento entro il 26 ottobre, potrà evitare i 14 mesi di carcere cui è stato condannato il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti.

Si arriverà in tempo, senatore Gasparri?

«La volontà c'è e stiamo lavorando a Palazzo Madama con grande celerità. Grazie al tempestivo intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, il ddl potrà essere approvato direttamente dalla commissione, senza passare per l'aula. Contiamo di farlo giovedì prossimo e poi la Camera avrà il tempo per dare il suo sì definitivo, senza modifiche, in un paio di settimane».

Ma in commissione, alcuni senatori di Pd e Api hanno sollevato obiezioni sulla decisione di procedere a tappe forzate. C'è ancora il rischio che un gruppo chieda di seguire la procedura normale, allungando i tempi?

«La questione è ampiamente dibattuta e da tempo sono state individuate sinergie di fondo tra i gruppi politici. Qualcuno, è vero, ha avanzato dubbi sull'attribuzione della sede deliberante alla commissione, ma per evitare improprie resistenze abbiamo concordato con Chiti alcuni emendamenti che dovrebbero rendere più completo ed equilibrato il testo-base, che vuole innanzitutto cancellare il carcere per i giornalisti e rafforzare le sanzioni pecuniarie per il reato di diffamazione a mezzo stampa».

Che cosa prevederanno i vostri emendamenti?

«La questione centrale è quella della rettifica, per rafforzare la tutela del cittadino che si sente diffamato. L'obbligo esiste già ma io sono anche giornalista e so bene che in questi anni troppo spesso non è stato rispettato. Bisogna, dunque, prevedere una serie di misure per renderlo più stringente. Ad esempio, pensiamo ai siti internet di tipo editoriale, sui quali una notizia diffamante può rimanere molto a lungo: se ne deve imporre la cancellazione per ripristinare al più presto la verità. Oppure, pensiamo alla stampa non periodica che non può pubblicare in breve tempo la rettifica: stiamo all'obbligo di acquistare uno spazio sui quotidiani appunto per correggere una notizia falsa e diffamatoria. Il punto debole della normativa sulla diffamazione sta proprio in questo carente obbligo di rettifica che, negli anni, ha anche creato un ostacolo alla causa della stampa contro la prigione per i giornalisti».

E il testo Pecorella-Costa sulla stessa materia, all'attenzione della commissione giustizia della Camera, che è stato accantonato per favorire un rapido iter di quello del Senato?

«Pensiamo di recepire nel nostro testo alcuni punti chiave di quel ddl. Anche questo è un modo per evitare manovre di rallentamento in commissione e mi auguro che nessuno voglia strumentalmente appesantire il testo, solo per non farlo marciare celermente. Non ce ne sarebbe motivo, perché c'è tutta l'intenzione di renderlo più completo possibile».

Si parla anche di pene accessorie di tipo disciplinare per il giornalista condannato per diffamazione.

«Stiamo studiando l'ipotesi di un giurì, che è stata avanzata dalla stessa Federazione della stampa».

E se alla fine il parlamento non

riuscisse a intervenire in tempo per il caso Sallusti?

«Credo che allora già l'approvazione del ddl da parte di un ramo del Parlamento sarebbe un segnale forte per indurre il governo a procedere per decreto legge».

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