Un salto indietro a quel 2 ottobre. Di certo c'è solo la linea di voto che Silvio Berlusconi, prendendo la parola in un'Aula del Senato mai tanto tesa, ha voluto dare ai suoi. Il via libera alla fiducia al governo Letta, però, è stato preceduto da ore concitatissime, segnate da un susseguirsi di colpi di scena, trattative forsennate e minacce di tradimenti. Ore in cui si è sfiorata più volte l'implosione di un esecutivo tenuto insieme per miracolo. Per gli alfaniani e i progressisti la marcia indietro del Cavaliere è stata una sonora sconfitta. In realtà, tra velate minacce e pugni sbattuti sui tavoli, l'ex premier ha saputo mediare tra governativi e lealisti per decidere, infine, di graziare Letta per il bene del Paese e per tenere insieme un partito, il Pdl, la cui unità era minacciata da pericolosi personalismi e, in modo particolare, dal suo segretario Angelino Alfano.
"In un partito politico grande come il nostro, il segretario politico si alza e parla, pure se è presente Berlusconi, invece Alfano non ha parlato", è l'accusa durissima lanciata da Alessandra Mussolini in studio da Myrta Merlino. A finire sul banco degli imputati è il vicepremier che, da quando è salito al governo al fianco di Letta, sta vestendo due ruoli difficilmente compatibili: oltre ad essere il numero due di Palazzo Chigi e il titolare del Viminale, ha in mano il timone del Pdl. Ancora per poco, però. Sabato prossimo, infatti, il Consiglio nazionale sancirà il definitivo passaggio a Forza Italia. Tutte le deleghe passeranno nelle mani di Berlusconi. A quel punto Alfano rimarrà alla guida della sua corrente che, all'interno del partito, porterà avanti la strenua difesa delle larghe intese. Anche nelle trattative del 2 dicembre il vicepremier si è messo alla testa dei parlamentari contrari alla caduta del governo Letta. In quelle ore, in realtà, i più agguerriti era senza alcun dubbio Roberto Formigoni, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello. Secondo la ricostruzione della Mussolini, infatti, davanti a Berlusconi Alfano sarebbe scoppiato in lacrime non essendo in grado di reggere la pressione della situazione. "Alfano non ha parlato, ha pianto...", ha spiegato la deputata del Pdl a L'aria che tira mimando le lacrime e le soffiate di naso nel fazzoletto. "Il segretario dovrebbe prendere la parola e convincerci su posizioni politiche e non mettersi a piangere in faccia a Berlusconi come uno scolaretto che ha fatto una marachella - ha continuato la Mussolini - noi eravamo sconvolti e quello si è messo a piangere".
Roberto Formigoni, in collegamento da Milano con La7, non ha smentito la ricostruzione della Mussolini. Inizialmente ha sogghignato, poi si è limitato a dire che, se si fosse trovato in studio a Roma, avrebbe messo una mano sulla bocca alla deputata pidiellina scatenando un acceso battibecco. Aldilà del siparietto con l'ex governatore della Regione Lombardia, il retroscena raccontato a L'aria che tira spiega bene le ore concitate che hanno preceduto la votazione a Palazzo Madama. In un clima tanto teso, dove il segretario del Pdl sarebbe addirittura scoppiato in lacrime, Berlusconi ha quindi deciso di prendere in mano la situazione e dettare la linea da tenere in Aula. Una linea che ha ricompattato il partito sul "sì" a Letta.
"Al dunque Berlusconi ha deciso di non schiacciare lui il bottone della deflagrazione del partito che ha fondato e guidato per quasi vent’anni - spiegava il direttore del Giornale Alessandro Sallusti l'indomani del voto - annullando il precedente ordine, ha dato il via libera a tutti i suoi per votare la fiducia a Letta, evitando così la conta pubblica tra lealisti e traditori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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