Il blitz di Fiat nel Corriere della Sera ha sorpreso tutti. Compresi i protagonisti del riassetto Rcs. Con la mossa di venerdí, quella di acquistare diritti d'opzione che daranno a Fiat fino al 20% del capitale del gruppo, John Elkann ha forzato la mano e si è candidato a essere il futuro leader di Rcs. Chi vorrà partecipare all'impresa ora dovrà andare a Torino.
La mossa non è piaciuta a Diego Della Valle, azionista con quasi il 9%, furioso perché si aspettava di condividere anche insieme con Mediobanca e Intesa il futuro di Via Solferino, tutti sullo stesso piano. Mentre non è dispiaciuta affatto in Piazzetta Cuccia e al suo ad Alberto Nagel, che hanno visto in Elkann chi ha finalmente messo fuori la testa (e preparato 90 milioni), candidandosi ad avere ruolo e responsabilità. Mentre sorpresi, ma favorevolmente, sono stati anche i fondi di private equity che potrebbero avere un ruolo in futuro, come Clessidra di Claudio Sposito o Investindustrial di Andrea Bonomi, che potrebbe anche entrare rilevando una quota dalla stessa Fiat più avanti. In ogni caso, questa mossa chiude la fase uno, quella del salvataggio del gruppo, con l'aggiunta imprevista dell'arrivo di un candidato leader.
Dopodiché i punti sono due. Il primo: perché la Fiat è salita nel Corriere? La risposta riguarda Elkann. Il nipote dell'Avvocato è deciso a fare l'editore, forse a essere ricordato per questo, per passione personale e nel rispetto delle volontà del nonno, ristabilendo definitivamente un rapporto speciale tra la famiglia Agnelli e il primo quotidiano del Paese (plasticamente rappresentato dalla telefonata tra Elkann e il presidente della Repubblica, Napolitano, che ha preceduto il blitz).
Il momento è propizio perché la crisi economica ha rimescolato le carte della grande borghesia del Nord. Intorno a Mediobanca si erano raccolte, in Rcs, quelle famiglie industriali che vedevano nel patto di sindacato del Corriere, da un lato l'iscrizione a un club esclusivo, dall'altro la protezione politica al proprio business. Gruppi come Pesenti o anche Pirelli hanno visto ridimensionarsi le proprie ambizioni imprenditoriali. Altri come Ligresti sono implosi. La diversificazione nell'editoria, con gli scopi di cui sopra, ha perso significato. Mentre la Fiat ha trovato Marchionne e ha saputo cavarsi d'impaccio cambiando tavolo, andando a giocare negli Usa, e così è restata in campo. Solo per questo oggi Elkann può prendere l'iniziativa e farlo ancora e sempre a nome degli Agnelli. Già pensando probabilmente a passare il 20% del Corriere da Fiat a Exor. Il secondo punto è però come passare alla fase due.
L'editore Elkann, con Rcs, si trova di fronte non solo a un'azienda affossata da investimenti sballati, come l'avventura spagnola. Ma anche a un settore, quello dell'editoria, di fronte alla sfida indecifrabile della rivoluzione multimediale. Si è parlato di fusione con La Stampa, già di Fiat: non ci crediamo. Pensiamo, piuttosto, a un gruppo moderno con forti presenze territoriali nel Nord-Ovest (Stampa in Piemonte, magari Secolo in Liguria) e grandi sinergie nei gangli più costosi della fliera editoriale.
In ogni caso per fare questo, anche al netto di eventuali cessioni (la Spagna? I periodici?) serviranno partner: Exor da sola non può farcela.
Serve almeno una banca che resti nel nocciolo (Intesa?); serve il private equity; serve forse anche un partner straniero (Murdoch? Axel Springer?). E forse anche Della Valle: oggi i due sono troppo distanti, ma il tempo stempera tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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