"Registrateli entrambi". Scatta la sfida al governo sulle coppie gay

Radicali e +Europa presentano una mozione per invitare i sindaci d'Italia a disobbedire alla direttiva del Viminale sulla trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali. Inizia la sfida politica al governo

"Registrateli entrambi". Scatta la sfida al governo sulle coppie gay

Il braccio di ferro politico contro il governo è ufficialmente iniziato. In una mozione inviata ai sindaci d'Italia, Radicali e da +Europa hanno inviato i consigli comunali e i primi cittadini a disattendere le direttive del Viminale sulla trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali. I partiti d'opposizione guidati da Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, in sostanza, hanno esortato i sindaci a procedere con le suddette registrazioni, trasgredendo quindi la direttiva del ministero dell'Interno che invitava a non riportare il nome di entrambi i genitori, in quanto non vincolante. La mossa, compiuta sotto l'egida dei diritti Lgbt, è chiaramente politica e punta a impegnare il Parlamento sulla questione (con un indirizzo aperturista, si intende).

La mozione anti-governativa

Se approvata nei consigli comunali - molto dipenderà dunque dagli indirizzi politici di questi ultimi - la mozione impegnerà formalmente i primi cittadini italiani ad andare avanti e a indicare come genitori "entrambe le persone che si sono assunte la responsabilità della procreazione". La mozione presentata in una conferenza stampa alla Camera da Radicali e +Europa arriva a poche ore dall'annuncio del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di voler procedere con la "trascrizione integrale dei certificati di nascita costituiti all’estero con due mamme", fattispecie per la quale - ha affermato l'esponente dem - "riteniamo l'indirizzo della giurisprudenza molto chiaro". Già perché la battaglia contro il governo si giocherà anche sul filo sottile delle normative. Esitenti o mancanti.

Il braccio di ferro sulle norme

Nella mozione anti-governativa, non a caso, si leggono riferimenti al quadro normativo relativo allo status filiationis contenuto nell'articolo 2 della Costituzione come "elemento costitutivo dell'identità personale". E poi si citano la corte costituzionale, la Convenzione dei diritti del fanciullo, la Corte europea per i diritti dell'uomo. Ma la ratio della direttiva emanata dal Viminale appare invece sensata e comprensibile, dal momento che il tema è tutt'altro che lineare ed esimi costituzionalisti come il giurista Michele Ainis ritengono la trascrizione (già effettuata a Milano dal sindaco Sala) una "forzatura". Di mezzo, poi, c'è anche il tema delicatissimo della legittimazione della gestazione per altri, che apre interrogativi di natura politica ed etica.

La sfida politica al Parlamento

Il segretario di +Europa Riccardo Magi, da parte sua, ha evidenziato che "la direttiva del ministro Piantedosi non è vincolante" ed è proprio su questo punto che la mozione intende far leva. "Il governo reagisce a una problema complesso con la proibizione, ma non è un automatismo che funziona. Speriamo che la mobilitazione dei sindaci possa influire", ha auspicato Magi, attaccando l'esecutivo. Ed Emma Bonino gli ha fatto eco, lanciando quello che sembra una vera e propria sfida all'orientamento dell'attuale maggioranza.

Nel testo della mozione si sollecita il Parlamento a discutere le proposte di legge "per porre fine alle discriminazioni che determinano una grave violazione dei diritti del minore". Tra le proposte citate, e già depositate, si fa per l'appunto riferimento a quella di Magi.

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