Sarkozy, l'inferno del bullo che ha oltraggiato Berlusconi

L'amara fine di chi ghignava sentendosi Napoleone tra inchieste, braccialetti elettronici e condanne

Sarkozy, l'inferno del bullo che ha oltraggiato Berlusconi

Jacques Seguelà, affarista e pubblicitario francese e grande amico di Nicolas Sarkozy, parlando della collezione di preziosi orologi del presidente, aveva commentato: «Se uno a cinquant'anni non ha almeno un Rolex al polso allora significa che ha sbagliato vita». Capita anche che sbagliando non la vita ma qualche affare di percorso, al polso dell'ex presidente sia destinato un braccialetto non firmato da un gioielliere o dono di madame Carlà ma dalla corte di appello 10 di Parigi, dunque braccialetto elettronico da portare per anni uno, a parte la pena di anni tre, come condanna per la corruzione di un giudice (Gilbert Azibert) garantendogli un posto principale a Monaco, a seguire traffico di influenze, intercettazioni a rivelare la richiesta di informazioni su un'inchiesta giudiziaria parallela sempre a carico del presidente (le presunte mazzette incassate approfittando della fragilità psichica di Liliane Bettencourt, proprietaria ed erede dell'Oreal), oltre a finanziamento illegale di campagna elettorale del 2012, le false fatturazioni per nascondere lo sforamento del budget consentito per legge, definito come doping contabile che si è aggiunto ad altre indagini relative alla campagna elettorale del 2007 che sarebbe stata in parte foraggiata dal colonnello Gheddafi.

Roba pesante ma tutto questo non fa parte delle ultime memorie di monsieur le President, raccolte nel libro Le Temps de combats per la cui pubblicazione Sarkozy ha tradito il proprio storico editore Beyer per affidare il lavoro alla casa editrice Fayard, guarda le combinazioni del suo amico Arnaud Lagardère e controllata da un altro sodale, Vincent Bolloré di cui è stato ospite fisso in yacht, tanto per avere le spalle protette e affascinare il lettore in quelle cinquecentonovantadue pagine di pseudo storia della politica nazionale e mondiale.

La belle époque di Nicolas Sarkozy finisce all'ombra del gabbio futuro, gli vanno riservati i dubbi della giustizia ma così stanno le cose, c'era una volta il bullo dell'Eliseo, l'uomo che aveva propagandato la grande riforma del Paese, la fine delle 35 ore lavorative e altre promesse favorite anche dalla comunanza con l'inquietante italienne, Carla Bruni artista, cantante, modella, first lady e tutto quello che volete aggiungere a scelta per rendere fascinosa la coppia formatasi «people» dopo la separazione dalla prima moglie. Eppure la maggioranza dei francesi, oltre il 53 per cento aveva creduto in lui anche perché la concorrente socialista e futura consorte di Hollande, al secolo Ségoléne Royal, non aveva gli stessi crediti, pur sollevando sospetti sulle manovre di elezione. Si intuì la sera stessa del trionfo di quale cilindrata fosse il nuovo inquilino dell'Eliseo: Nicolas decise di celebrare la vittoria con ostriche e champagne non in casa privata ma con i vip vari di Francia, al civico 99 di Avenue des Champs50 Elysèes, cioé da Fouquet's, in evidente smentita alle promesse populiste elettorali. La Francia incominciava a fare i conti con l'immigrazione forte, Sarko si faceva valere con il repertorio di frasi ad effetto, assicurava la bonifica della banlieu dalle feccia («racaille!» urlò, in diretta televisiva, sul luogo delle violenze, a Saint Denis), sarebbe rinata la Francia di De Gaulle, un Paese difficile da gestire a causa dei suoi 365 differenti formaggi, dunque gusti e sapori. Tutte chiacchiere e distintivi o rosette de La Legion d'honneur, Sarkozy era più basso della sua presunta statura elettorale e la frase riguarda anche il trucco che ha saputo e voluto adottare per nascondere i centimetri della sua altezza, chiedendo ai fotografi inquadrature particolari così da farlo apparire alto come George W.Bush (1.83 contro 1.66) o addirittura per primeggiare sulla moglie nella copertina di Paris Match e ci risiamo, 1,76 contro 1,66, Napoleone a confronto era un dilettante.

Il generale Nicolas usava i suoi soldati per piazzare microspie e intercettare la qualunque si avvicinasse a lui e ai suoi affari di politica e no. La corte della nuova Versailles era frequentata non da nobili e cortigiane ma da faccendieri a denominazione di origine incontrollata, mollato su due piedi dalla moglie Cecilia, Sarko aveva dirottato altrove i propri interessi, riceveva tra stucchi, cornici dorate e specchi giganteschi, il peggio dei mediatori di quel mondo che venne definito «Sarkozia», mercanti d'armi, agenti segreti per un giro di denari ultramilionario, tutto documentato nei vari processi a carico dell'ex presidente poi scrittore di memorie sue. Qualunque collegamento alla decisione di Sarkozy di appoggiare, spingere, sollecitare il mondiale di football in Qatar, non certo per passione, è puramente voluto, anche in questo caso testimonianze e confessioni sono finite sui tavoli dei giudici.

Tornano così, alla mente e agli occhi, i risolini suoi e quel senso di compatimento e disprezzo assieme, nei confronti di Silvio Berlusconi.

Oggi un braccialetto non di Cartier ma elettronico andrà a concludere una storia fasulla. «Qualcuno mi ha detto che le nostre vite non valgono molto e appassiscono come le rose...». Così sussurra sua moglie, in Quelqu'un M'a Dit. Carlà già sapeva del roseto di famiglia.

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