Roberto Saviano versus Matteo Salvini. La diatriba tra lo scrittore napoletano e il leader del Carroccio sembra non avere mai fine. Il vicepremier ha annunciato di voler portare in tribunale l’autore di Gomorra dopo essere stato nuovamente definito, in un tweet, il ‘ministro della mala vita’. “Saviano gioca molto sul fatto che scrive malavita staccato. Siamo a un pretesto lessicale o, meglio, all’arzigogolo dell’offesa”, dice a ilGiornale.it il senatore azzurro Maurizio Gasparri che ha rivelato di aver presentato un’interrogazione in commissione di vigilanza Rai per chiedere “se, in Rai, ci sono dei conduttori ritenuti emarginabili per le offese che hanno compiuto e altri conduttori che, invece, hanno la licenza di offendere”. E ha aggiunto: “Vorrei sapere qual è il parametro dell’offesa”, riferendosi ovviamente al caso del giornalista di Libero, Filippo Facci, a cui è stato completamente cancellato il programma che avrebbe dovuto condurre a causa di una frase alquanto infelice sul caso di La Russa jr.
A Saviano, che è già sotto processo per aver insultato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni quando era leader dell’opposizione, invece, è concesso avere un programma in prima serata su Raitre. Una disparità contro cui si scaglia tutto il centrodestra. “Le sue parole ‘ministro della mala vita’ sono inaccettabili e violano ogni criterio per essere in Rai. Si va ben oltre al diritto di critica. Non esiste in Rai né altrove il diritto all’insulto”, dice Augusta Montaruli, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai che, intercettata telefonicamente da ilGiornale.it, chiede ai vertici Rai “di applicare per equità lo stesso criterio” usato con Facci. “Qui non si tratta di governo, di servizio pubblico che è di tutti ed essendo di tutti merita parametri equi nelle valutazioni”, chiosa la meloniana Montaruli.
Ancora più netto e duro il giudizio del leghista Stefano Candiani: “Saviano ci marcia nell’insultare e nel provocare. Bisogna non abboccare alla provocazione, ma è altrettanto evidente che, ormai, una certa sinistra si aggrappa solo al Saviano di turno, cercando così di tenere compatti i propri sostenitori”. Candiani chiede, senza mezzi termini, che venga cancellato il programma dello scrittore napoletano che “potrebbe andare su La7, La9 o dove vuole purché venga pagato con la pubblicità, ma non col canone pubblico”. La presenza o l’assenza di Saviano in Rai, secondo gli esponenti di centrodestra, non certo è indice di maggiore o minore pluralismo in Rai. “In Rai sento e leggo che ci sono programmi come Report di Sigfrido Ranucci che divulga le fesserie di Baiardo.
C’è il ritorno dell’eroina grillina, Luisella Costamagna, e Donatella Bianchi, ex candidata M5S alle Regionali del Lazio, torna a condurre Linea Blu e, quindi, le sinistre, più o meno grilline, sono più che presenti in Rai”, attacca il senatore Gasparri che conclude con una frase alquanto pungente: “Piangono senza ragione tanto la televisione non impedisce alla sinistra di perdere”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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