"Programmiamo azione collettiva". L'Anm sul piede di guerra

Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, dichiara che l'astensione generale dal lavoro da parte di pm e giudici contro la separazione delle carriere verrà messo in campo "quando servirà"

"Programmiamo azione collettiva". L'Anm sul piede di guerra
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Lo sciopero delle toghe contro la riforma costituzionale della giustizia voluta dal ministro Nordio si farà, prima o poi. Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, conferma l'iniziativa promossa dalla categoria che rappresenta aprendo il comitato direttivo centrale. Le iniziative da mettere in campo contro il governo non hanno ancora un cronoprogramma preciso, ma il capo dell'Anm assicura che l'astensione dal lavoro avverrà quando sarà necessario far sentire veementemente la voce contro la separazione delle carriere.

Viene infatti programmata "un'azione collettiva" non solo dell'organismo centrale dell'Associazione, "ma di tutte le sezioni territoriali per spiegare, comunicare in ogni luogo, con ogni modalità consentita dal nostro esser magistrati, le ragioni della contrarietà a una riforma che non risolve alcuno dei problemi che la giustizia oggi ha". Anzi, li aggraverebbe, "diminuendo l'indipendenza e l'autonomia dell'ordine giudiziario, che non rende un buon servizio alla cittadinanza".

"Quando servirà, sarà messo in campo, dovrà essere un volano della nostra capacità di comunicazione. Un giorno, due o tre, tutti quelli che serviranno nel momento in cui saranno necessari", dichiara Santalucia. Se lo sciopero riuscirà a intercettare i malumori di pm e giudici si farà, "ma in un programma articolato di iniziative di comunicazione", ha aggiunto. Loro, quindi, attueranno "un programma di azioni che siano di apertura all'esterno in cui anche lo sciopero potrà essere uno strumento", chiosa.

Secondo il capo dell'Anm quella scritta dal Guardasigilli non sarebbe "una riforma della giustizia", bensì una norma costituzionale "cattiva", che tende a "ridimensionare il potere giudiziario e che indebolisce l'assetto democratico". Nella sua relazione al "parlamentino", si sostiene inoltre che con il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 29 maggio, si "tocca l'equilibrio tra poteri dello Stato", ha aggiunto, ricordando che alla riunione di oggi "per questo partecipano" anche rappresentanti della magistratura contabile, amministrativa e militare.

Due giorni fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva firmato l'autorizzazione alla presentazione in Parlamento del ddl costituzionale elaborato dal governo dopo oltre due settimane di attesa. L'iniziativa promossa oggi potrebbe essere interpretata adesso persino come uno sgarbo al Capo dello Stato, il quale ha effettuato una valutazione tecnica molto approfondita per escludere l'esistenza di palesi profili di incostituzionalità.

Non solo, ma col sì di Mattarella ricorda inoltre a tutti che ci si trova ancora nelle fasi iniziali dell’esame della proposta di riforma, che verrà incardinata alla Camera. Uno sciopero delle toghe quando ancora il dibattito parlamentare deve entrare pienamente nel vivo verrebbe visto come una decisione priva di senso.

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