Riforma della giustizia, via libera del governo: ecco cosa cambia per le toghe

Consiglio dei ministri lampo: in venti minuti sono stati stabiliti la modifica del Csm, la separazione delle carriere fra pm e giudici e le sanzioni disciplinari ai magistrati che sbagliano

Riforma della giustizia, via libera del governo: ecco cosa cambia per le toghe
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Il governo Meloni licenzia il disegno di legge costituzionale che riformerà la giustizia. Il Consiglio dei ministri che si è tenuto questo pomeriggio a Palazzo Chigi (e durato appena venti minuti) ha discusso soprattutto del "piatto forte" di questo provvedimento: ovvero la separazione delle carriere dei magistrati, da sempre cavallo di battaglia di Forza Italia già ai tempi della leadership di Silvio Berlusconi. Senza dimenticare la riforma del Csm, l'istituzione di un'Alta Corte disciplinare e l'inserimento nella Costituzione del ruolo dell'avvocatura. Complessivamente si tratta di otto articoli, con modifiche all'articolo 87 della Costituzione e all'intero Titolo IV della Carta.

La separazione delle carriere

L'idea di fondo messa nero su bianco dal ministro Carlo Nordio è quella di separare in maniera netta il percorso di carriera delle toghe, tra quelli che svolgono una funzione requirente e quelli che svolgono invece una funzione giudicante, in modo da potere garantire una maggiore trasparenza sui ruoli. Se la prima è esercitata dai magistrati che svolgono attività di "pubblico ministero" e hanno il compito di esprimere richieste o pareri in vista delle decisioni degli organi giudicanti, la seconda viene invece svolta dagli organi giudiziari (i giudici) a cui è attribuito il compito di decidere le controversie o di pronunciarsi sugli affari di loro competenza. Gli stessi magistrati sono passati del resto più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. Quando nei prossimi mesi verrà approvata definitivamente questa revisione della Costituzione, non potranno più essere messi in atto i continui spostamenti da un organo giudiziario all'altro, poi diventato al massimo uno solo come previsto dalla riforma Cartabia.

Csm diviso in due

La soluzione adottata dal governo di centrodestra e registrata è quella di due Consigli Superiori della Magistratura: uno composto dai magistrati requirenti e l'altro da quelli giudicanti, con carriere separate e ben distinte. A presiedere resterebbe comunque il Presidente della Repubblica. Nelle scorse ore il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, aveva previsto che questa rivoluzione avrebbe circoscritto l'influenza delle correnti sulle nomine. Per quanto riguarda i togati rappresentanti delle magistrature giudicante e requirente, si prevede una "designazione mediante sorteggio fra tutti i magistrati appartenenti alle rispettive categorie". Nella relazione introduttiva al ddl di riforma costituzionale in materia di giustizia, si può leggere che questa scelta viene motivata anche "in ragione della considerazione che l'autogoverno deve costituire patrimonio fondamentale di ogni magistrato e dell'esigenza di assicurare il superamento di logiche di competizione elettorale che hanno offerto cattiva prova di sè". Naturalmente, viene precisato, "la norma rimette al legislatore ordinario di dettagliare il numero dei componenti e le procedure di sorteggio" dei soli componenti togati che verranno selezionati tra tutti i magistrati in servizio.

L'Alta corte disciplinare

Tra le tante proposte sull'ampia revisione della giustizia nella Carta, è confermata anche l'istituzione di un "organo di rilievo costituzionale, collocato in una sezione autonoma del titolo IV della Costituzione e indicato come 'Corte disciplinare', al quale assegnare la giurisdizione disciplinare nei confronti degli appartenenti a tutte le magistrature". Nella sostanza, sarà l'organismo di appello a cui i magistrati potranno ricorrere in caso di sanzioni disciplinari. Sul piano delle garanzie di indipendenza dei magistrati, la composizione della Corte viene ritenuta "certamente idonea a garantire all'organo l'indispensabile autonomia e indipendenza da altri poteri". Essa verrà composta da diciotto giudici, che sono nominati "per un sesto dal Presidente della Repubblica e per un sesto dal Parlamento in seduta comune, tra professionisti di particolare affidabilità, individuati in professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio". Infine due terzi sono designati "tra gli appartenenti a tutte le magistrature con almeno venti anni di esercizio delle funzioni".

Azione penale e concorso

Non viene invece toccato l'articolo 112 della Costituzione: rimane quindi inalterata l'obbligatorietà dell'azione penale. Inoltre, come confermato in conferenza stampa da Nordio, il pubblico ministero "resta assolutamente indipendente" e "godrà delle stesse garanzie di indipendenza dei giudici". Le modalità di accesso per il concorso alla magistratura vengono demandate a una legge ordinaria successiva.

In quella sede si deciderà se istituire due diversi concorso, uno per i pm e l'altro per i giudici. Dai primi concorsi del 2026 entrerà in vigore anche il decreto delegato già varato che prevede il test psicoattitudinale per i magistrati.

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