Servizi sociali, l'ex premier diserterà l'udienza

Ipotesi avanzata dal quotidiano "Avvenire": lavorerà in una struttura per anziani disabili

Servizi sociali, l'ex premier diserterà l'udienza

Milano - Avesse fatto di testa sua, come al solito avrebbe voluto esserci: ma alla fine la cautela dei legali ha prevalso. Alla vigilia dell'udienza decisiva del tribunale di Sorveglianza di Milano, l'unica certezza è che domani Silvio Berlusconi non sarà in aula davanti ai giudici milanesi cui ha chiesto di poter scontare in affidamento ai servizi sociali l'anno di pena inflittogli per frode fiscale. La presenza in aula d'altronde è facoltativa, anche se i giudici vedono di buon occhio che il condannato sia materialmente davanti a loro. Ma arrivare in aula con le stampelle, in un tribunale prevedibilmente invaso dai mass media, avrebbe significato in qualche modo spettacolarizzare un appuntamento che invece Berlusconi e i suoi avvocati vogliono avviare sui binari della normalità. Quindi, a meno di ripensamenti dell'ultimo minuto, Berlusconi aspetterà ad Arcore.

Ben maggiore l'incertezza che riguarda il tema chiave. Cosa decideranno i giudici? Si va verso l'accoglimento della domanda di affidamento e l'avvio per Berlusconi di un percorso fatto di colloqui mensili con gli assistenti sociali e magari di qualche lavoretto socialmente utile (ieri il sito di Avvenire ipotizza che il Cav possa essere destinato a una struttura per anziani disabili in zona Brianza)? O verso un clamoroso diniego, con la conseguenza quasi automatica che per Berlusconi scattino i domiciliari nella villa di Arcore? Vie di mezzo, rinvii e altri arzigogoli - da più parti ventilati in questi giorni - non sembrano fare parte dello scenario reale.

Il primo segnale si avrà domani in apertura di udienza, quando il procuratore generale Antonio Lamanna esprimerà il parere del suo ufficio. Sarà, secondo le previsioni più accreditate, un parere negativo. La procura generale ritiene che né il percorso processuale di Berlusconi, che dopo quella per i diritti tv ha incassato la condanna per il caso Ruby, né la sua assenza di pentimento e nemmeno le sue condizioni materiali rendano ipotizzabile un esito positivo del percorso di reinserimento. Quindi: arresti domiciliari, chiuso 24 ore su 24 salvo deroghe a Villa San Martino. Dalla sua, la Procura generale potrebbe avere un precedente significativo: la sentenza della Cassazione che nel febbraio scorso ha confermato il diniego dell'affidamento al poliziotto Gilberto Caldarozzi, condannato per i fatti del G8 a Genova, che ha dovuto scontare otto mesi ai domiciliari: diniego motivato con l'assenza di «revisione critica del proprio comportamento e delle proprie responsabilità» e con il «rifiuto di una pubblica dichiarazione autocritica». Formule che potrebbero essere applicate pari pari al caso Berlusconi.

Poi, però, a decidere sarà il tribunale: il presidente Pasquale Nobile de Santis, il giudice Beatrice Crosti, due esperti.

Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha una tradizione di sentenze garantiste e un «no» a Berlusconi costituirebbe sicuramente una eccezione. Ma da giorni ormai si inseguono voci secondo cui i giudici si sono convinti che eccezionale sia anche la gravità delle colpe di Berlusconi.

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