Sfascio M5S: si spaccano pure su una riunione

Grillo e Casaleggio non riescono a mettere d'accordo i deputati: salta l'incontro di venerdi. I "cittadini" divisi su tutto

Sfascio M5S: si spaccano pure su una riunione

Roma - Sì, certamente, forse. Anzi no. Qui, là, magari altrove. Quel giorno, anche prima, probabilmente dopo, chissà, mai. Di questi tempi prendete dieci grillini e avrete undici idee. Tutte differenti. Non poteva naufragare nel caos anche l'incontro dei parlamentari pentastellati con i «cari leader» Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio previsto per domani. Quello che avrebbe dovuto chiarire la «leggerissima» diversità di vedute sul tema immigrazione tra i due guru diversamente pettinati da una parte e la pattuglia di «cittadini» spediti a Roma dalla base all'altra.

Niente scambio di vedute. Niente giro di vite. Tutto rinviato a data da destinarsi. Grillo e Casaleggio hanno disdetto il biglietto aereo per Roma, infastiditi dal grottesco dibattito interno apertosi nel movimento sulle modalità dell'incontro e soprattutto dalla sensazione di non essere più così graditi. E siccome i leader, soprattutto se spirituali, sanno essere molto permalosi, tutto è saltato.
Il fatto è che quest'incontro è nato male. Tutto ha inizio martedì, quando il capogruppo M5S alla Camera, Alessio Villarosa, dà comunicazione dell'appuntamento: venerdì, in una località segreta alle porte di Roma. Molti parlamentari del M5S si innervosiscono per lo scarso preavviso e per la location che evoca l'ormai leggendaria gita a Tragliata dello scorso aprile. Si opta così per un referendum via mail tra i parlamentari, che si scoprono spaccati su tutto: alla Camera 46 deputati chiedono di rinviare il giorno dell'incontro perché impegnati in altri appuntamenti sul territorio mentre 44 dicono ok; 55 votano per un incontro all'interno del Parlamento, perché «siamo un gruppo politico - spiega uno - e dobbiamo parlare di problemi da risolvere, non è una scampagnata per festeggiare qualcosa», mentre 26 gradiscono il fuori porta; 50 chiedono di raggiungere il luogo dell'incontro con mezzi propri mentre 26 vogliono il pullman in stile «gruppo-vacanze-Piemonte». Un momento: ci sarebbe da sentire ancora i senatori. Ma prima che questi si spacchino anche sul menu del pranzo, Casaleggio e Grillo rompono gli indugi e passano la mano, prevedibilmente innervositi da questa ennesima deriva puerile del movimento da loro creato, con i cittadini pentastellati improvvisamente non più così ansiosi di partecipare a una resa dei conti da loro lungamente caldeggiata.

Un pasticcio, un'altra brutta figura di un movimento che sembra praticare la democrazia liquida solo per annegarci. E assai lontano dalla macchina da guerra disegnata solo poche ore prima dallo stesso Grillo in un post sul suo blog. «Il populista M5S parteciperà alle elezioni europee per vincerle.

Sarà una crociata. In alto i cuori». E ancora: «Populismo vuol dire che se i popoli europei ne hanno pieni i cosiddetti e vogliono costruire un'Europa migliore, gente come Letta deve fare le valige subito dopo le elezioni europee». O no?

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