Ha resistito fino all'ultimo. Poi, sotto i fuochi incrociati delle correnti del Partitoi democratico, ha dovuto ritirare la candidatura al Quirinale. Al termine dell'assemblea al Teatro Capranica Franco Marini ha deciso di dare forfait: immolato da Pier Luigi Bersani per riuscire a tenere in vita un partito ormai al collasso, si è visto costretto a fare un passo indietro.
A sentire alcuni democratici, la candidatura di Marini alla presidenza della Repubblica avrebbe dovuto essere a prova di bomba. Un nome su cui, oltre ad accogliere il favore del centrodestra, avrebbe messo d'accordo le varie correnti del piddì. Ma proprio da via del Nazareno è arrivato il de profundis dellì'ex presidente del Senato. Il primo ad affondarlo è stato Matteo Renzi, poi sono usciti tutti allo scoperto lasciando il segretario col cerino in mano. Uno sfacelo, una figuraccia senza precedenti. E Marini sulle barricate ha resistito fino all'ultimo momento. Per poi capitolare. "È saltata la strategia di un dialogo con il centrodestra finalizzata all’obiettivo di dare all’Italia un governo - ha ammesso Marini - dinanzi alla durissima situazione del Paese". Una strategia ampiamente condivisa dallo stesso senatore democrat che ieri mattina non è riuscito a far convergere su di sé i due terzi delle preferenze degli elettori. La sinistra ha fermato la sua corsa al Quirinale.
Come il centrodestra, anche Marini intendeva lavorare per far dialogare il centrodestra e il centrosinistra in vista di una futura collaborazione nella formazione del nuovo esecutivo. "Ritengo una follia il ritorno immediato alle urne con questa legge elettorale - ha continuato l'ex presidente del Senato - ovviamente con il cambio di strategia viene meno anche la mia candidatura".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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