Bracciante morto a Latina, Soumahoro torna alla carica e vuol far la lezioncina

Dopo la tragica morte del bracciante indiano a Latina, l'ex esponente di Avs prova a dare lezioni all'esecutivo Meloni: ’Lattuale governo non ha accolto il mio ordine del giorno"

Bracciante morto a Latina, Soumahoro torna alla carica e vuol far la lezioncina
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Se la tragica e indegna morte di Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni che aveva perso il braccio mentre lavorava come bracciante, meriterebbe una riflessione senza sfumature ideologiche, il dibattito politico nostrano ci offre uno spettacolo impietoso. La terribile vicenda di Latina diventa l’ennesimo pretesto di scontro in materia di immigrazione e, ovviamente, uno strumento da scagliare contro l’esecutivo trainato da Giorgia Meloni. A saltare sul carrozzone delle polemiche troviamo anche Aboubakar Soumahoro, ex icona di Avs ora alla ricerca di nuovi spazi politici.

“Satnam Singh, bracciante indiano di 31 anni, è purtroppo l’ennesima vittima nella filiera del cibo”, esordisce l’ex esponente candidato dal duo rosso-verde, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Poi, a stretto giro, arriva l’accusa: “È da più di dieci anni che, a gran voce, chiediamo, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori braccianti, di regolarizzare tutti gli invisibili delle nostre campagne, da nord a sud, perché è l’unico modo per strapparli dall’illegalità e riconoscere loro diritti e dignità”. Da qui l’attacco vago di Soumahoro diventa una freccia da scagliare contro l’esecutivo targato Meloni.

“Purtroppo – rilancia - l’attuale governo non ha accolto il mio ordine del giorno che chiedeva di introdurre nel nostro ordinamento la patente del cibo, per garantire la giusta ed equa remunerazione del lavoro svolto dai produttori e contadini ed un salario dignitoso ai braccianti, in modo da garantire un cibo etico”. Insomma, è tutta colpa del governo di centrodestra. “Attraverso la regolarizzazione dei migranti invisibili e l’introduzione di una Patente del cibo si potrebbe contrastare lo sfruttamento evitando morti sul lavoro, come accaduto a Satnam Singh nelle campagne di Latina”.

Una presa di posizione netta che, al netto del merito della questione, ha un unico destinatario ideologico: il presidente del Consiglio e i suoi ministri. “Chi conosce bene il sistema agroalimentare del nostro paese – conclude l’ex Avs - sa che l’unico modo per combattere il caporalato è contrastare le ingiustizie e le storture che si innestano nella filiera del cibo.

Infatti i giganti della distribuzione agroalimentare impongono prezzi bassi ai contadini che a loro volta schiacciano con bassi salari i braccianti”. E con poche parole Soumahoro è riuscito, più o meno volontariamente, a trasformare una tragica vicenda di cronaca in un terreno di scontro politico senza esclusione di colpi.

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